Giorgio Toschi, comandante Gdf: «Fondi ai terroristi: dall’Italia quasi mille operazioni sospette»

Giorgio Toschi, comandante Gdf: «Fondi ai terroristi: dall’Italia quasi mille operazioni sospette»
di Sara Menafra
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Mercoledì 21 Giugno 2017, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 19:08
Comandante Toschi, l’anniversario della fondazione della Guardia di finanza segna anche il momento per fare una valutazione di quanto accaduto nel corso dell’anno. Inutile dire che la corruzione sembra l’emergenza costante del nostro paese. Qual è il bilancio dell’attività di contrasto?
«Ferme restando le azioni che l’autorità giudiziaria ha intrapreso e che continuiamo a supportare, nell’ultimo anno è diventata sempre più consistente la collaborazione con l’Anac. Abbiamo costituito un nucleo anticorruzione, con sede a Roma, e sezioni in tutti i capoluoghi di regione. In questo caso, a differenza delle attività su impulso della magistratura, lavoriamo con l’obiettivo di compiere azioni preventive, quindi controllando le modalità di gestione dei contratti pubblici. Ovviamente, l’attività di contrasto non si ferma: solo per citare qualche numero, segnalo che negli ultimi 2 anni e mezzo il Corpo ha sviluppato 9.773 deleghe della magistratura ordinaria per reati di corruzione, concussione, abuso e peculato denunciando complessivamente 8.868 persone, di cui 546 tratte in arresto. Sono numeri importanti, anche se non devono essere assunti come parametro di valutazione circa la diffusione di questi fenomeni».

Come è cambiata, secondo lei, la corruzione in Italia? 
«Il punto, al di là della valutazione dei singoli casi, è prendere atto del fatto che, laddove vengono stanziate risorse pubbliche, può profilarsi il rischio che la criminalità tenti di appropriarsene, infiltrandosi tra le maglie dell’economia legale. È quindi necessario prendere le giuste precauzioni, utilizzando “armi” appropriate. Io sono convinto che la totale trasparenza delle procedure e la semplicità delle regole siano la chiave fondamentale per far diminuire il fenomeno. Se ogni decisione sulle commesse pubbliche si svolge in modo lineare e verificabile dall’esterno, alla luce del sole, il fenomeno è destinato a ridursi. Con riflessi positivi anche sulle imprese, che verrebbero così instradate verso un cambio di mentalità».

Altro tema costante è l’evasione fiscale. Come cambia la lotta a questo fenomeno nel nostro paese? 
«Indubbiamente la riforma fiscale del 2014 ha avuto un imponente effetto sullo scenario tributario nazionale, soprattutto sul piano culturale: maggiore spinta all’adempimento spontaneo degli obblighi tributari, rinnovato rapporto fra Fisco e contribuenti, nuova visione dei controlli fiscali sempre più mirati e meno indiscriminati sulla generalità degli operatori economici. Oggi la tendenza è quella di agevolare maggiormente il contribuente, così che fuori dalle regole restino davvero solo coloro che hanno l’esplicita volontà di non rispettarle. Questa è la filosofia che ha ispirato anche la recente circolare interna sugli scontrini fiscali. Tutto si fonda su un approccio nuovo, secondo il quale i controlli vengono affidati ai militari in possesso non solo di adeguate capacità professionali ma anche di doti di equilibrio e di esperienza. A vantaggio anche dei risultati, poiché gli accertamenti, in questo modo, sono indirizzati verso quegli obiettivi a più probabile rischio evasione. L’idea, infatti, è quella di concentrare le forze contro chi compie grosse frodi fiscali, soprattutto quelle di tipo organizzato, o nei confronti delle imprese che spostano fittiziamente all’estero la propria residenza fiscale o i propri profitti, per importi rilevanti. Cosa ha prodotto questo approccio? Un aumento dell’efficacia dell’azione di contrasto all’evasione fiscale. Ad esempio è aumentata del 300% l’Iva evasa scoperta in relazione alle microimprese completamente sconosciute al Fisco».

Terrorismo, emergenza costante. Quanto è coinvolta l’Italia nel finanziamento delle azioni?
«Le stesse tecniche che in passato abbiamo usato per ricostruire i flussi finanziari della criminalità organizzata e per i grandi traffici di contrabbando sono oggi centrali per rintracciare i canali di approvvigionamento economico del terrorismo internazionale. Il mio primo atto in assoluto è stato quello di istituire il cosiddetto Gift, Gruppo Investigativo sul Finanziamento del Terrorismo, per ricostruire i canali che sostengono i viaggi verso il medio oriente, l’addestramento, il reperimento di armi. Il Gift si interessa in particolare delle s.o.s., segnalazioni di operazioni sospette che provengono dal sistema finanziario, contrassegnate da una “t”, sigla che sta per terrorismo, conferendogli priorità assoluta. Dal 2016 a oggi sono state approfondite in modo mirato 866 segnalazioni di operazioni sospette attinenti a possibili casi di finanziamento del terrorismo, 149 delle quali hanno consentito di meglio indirizzare le investigazioni attinenti a procedimenti penali per fatti di terrorismo; nei primi 5 mesi di quest’anno sono già 296 le segnalazioni approfondite, con un incremento del 120% e diverse decine di queste hanno restituito indizi interessanti sul piano investigativo. Sempre per potenziare questi sforzi, ho istituto tre sezioni locali, Sift, una a Milano, una a Roma e una a Napoli che lavorano, in seno ai Nuclei di polizia tributaria, in un quadro di costante sinergia con il Gift. Entro la fine dell’anno ne saranno istituite altre sul territorio nazionale». 

Perché avete scelto l’Aquila per festeggiare?
«La ricorrenza per la Guardia di Finanza è importante e abbiamo scelto la Scuola di L’Aquila prima di tutto perché qui si formano i marescialli che sono poi oltre il 60% degli appartenenti al Corpo. La Scuola, però, è il luogo fisico che più di tutti è stato il simbolo del nostro ruolo nel territorio: dopo il terremoto del 2009, per anni ha ospitato tutte le istituzioni cittadine, contribuendo a mantenere in vita L’Aquila. E, proprio in quella caserma, dal 24 agosto dell’anno scorso, abbiamo istituito la base logistica da cui, in sinergia con la Protezione Civile, sono partite tante fiamme gialle - finanzieri del soccorso alpino, elicotteristi, cinofili per le ricerche tra le macerie - per portare aiuto e conforto ai cittadini in occasione delle recenti calamità che hanno così violentemente colpito le regioni del Centro-Italia. Non voglio essere retorico, ma la Scuola è diventata il nostro “tempio della solidarietà”. Quindi la Guardia di Finanza - lo ribadisco - è, in primo luogo, polizia economico-finanziaria in grado di assicurare protezione e tutela ai cittadini e ai lavoratori onesti e rispettosi delle regole. Lo scopo è continuare ad assolvere i nostri compiti - quelli tipici della polizia economica e finanziaria o quelli della “polizia del mare”, attribuiti recentemente in via esclusiva al Corpo dal “decreto Madia” - facendoli però sempre convergere verso un più “ispirato” e “alto” obiettivo finale, rappresentato dalla vicinanza e dall’assistenza concreta ai cittadini».

Oltre alle tante emergenze esterne, talvolta capita che sorgano problemi sul rapporto tra singoli finanzieri e imprenditori?
«Debellare questo fenomeno per noi è una priorità e l’etica è una priorità assoluta. So bene che ogni istituzione può avere problemi di questo tipo, ma episodi del genere sono pochissimi se raffrontati con le centinaia di migliaia di operazioni condotte. Ovviamente il pericolo è sempre dietro l’angolo. Credo, però, che il buon esempio dei comandanti e la qualità del percorso di formazione etica e militare garantito dai nostri istituti d’istruzione, abbiano un peso. Tra l’altro, proprio nel 2016, abbiamo aggiornato il nostro Codice deontologico. 

Una delle emergenze riguarda il lavoro e il contrasto del lavoro nero...
«Il lavoro è un valore da difendere, sia perché lo dice la nostra Costituzione, sia perché influisce sul Pil e sull’economia del paese. Gli abusi danneggiano i dipendenti, le imprese concorrenti e la fiscalità generale. Il Papa ne ha parlato recentemente e io ritengo che si debba dare tutta l’attenzione che merita a questo tema. Sono i numeri a parlare: nei primi 5 mesi di quest’anno sono, infatti, cresciuti (+ 54% rispetto allo stesso periodo del 2016) i datori di lavoro verbalizzati dalle Fiamme Gialle - 3.000 complessivamente - per aver assunto “in nero” o per non aver regolarizzato del tutto i lavoratori alle proprie dipendenze. Sono 9.500 gli “sfruttati”; persone, meritevoli di tutela e massima considerazione, per le quali, nella maggior parte dei casi, ribellarsi alle condizioni dei datori significa mettere a repentaglio il posto di lavoro ottenuto con fatica, dopo strenue e affannose ricerche».
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