Happy Bar a Formia, il primo chiosco gestito da ragazzi con sindrome di Down

I ragazzi dell'Happy Bar durante l'inaugurazione
di Raffaele Nappi
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Giovedì 22 Giugno 2017, 21:33 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 12:41

«Per me questo lavoro è la realizzazione di un sogno». È felice Elisa, sorride. Dopo un impiego per due anni all’asilo nido e uno stage presso le cucine del Quirinale, ha finalmente trovato la sua dimensione: oggi, a 34 anni, lavora a Formia, nel chiosco all’interno della villa comunale cittadina. Benvenuti all’Happy Bar, il primo locale gestito esclusivamente da ragazzi con sindrome di Down.
 
Tutto è nato nel 2014, grazie al lavoro, all’impegno e alla determinazione dei genitori di molti dei ragazzi della zona affetti da disabilità: «Ci siamo resi conto che era difficile collocare i nostri figli in attività lavorative una volta finita la scuola. Così, abbiamo deciso di metterci in gioco e rilevare un locale abbandonato nel centro di Formia», racconta Carmine, padre di uno dei giovani coinvolti. I genitori hanno così deciso di costituire un’associazione prima e una cooperativa poi, dal nome provocatorio Down at Work, con cui gestire le attività  del progetto.
 

 

 
«Insieme al Comune di Formia abbiamo collaborato e individuato questo immobile abbandonato all’interno della villa comunale, nel cuore della città. Dopo aver partecipato e vinto il bando, nel 2015, abbiamo iniziato a formare i nostri ragazzi, attraverso un corso di caffetteria in collaborazione con l’Istituto Alberghiero cittadino», racconta Sabino Ciccolella, dell’Aipd Sud Pontino (Associazione Italiana Persone Down). Nel novembre del 2016 è arrivata la firma della convenzione col Comune: così sono partiti i lavori di ristrutturazione, «tutti a carico nostro», sottolinea Ciccolella. Da novembre a maggio, in più, i ragazzi hanno seguito un percorso con una psicologa professionista, che ne ha valutato le capacità, i compiti e le potenzialità, coinvolgendoli in prima persona nelle attività. Ogni sabato il gruppo ha seguito lo stato di avanzamento dei lavori al bar, tra ristrutturazioni, arredamento, pittura.
 
Fino al 10 giugno scorso, il gran giorno dell’apertura. «La sera dell’inaugurazione i ragazzi erano felicissimi – ricorda Carmine – E da quel giorno tutti, ma proprio tutti, sono sempre sorridenti». Al momento sono 6 i giovani con sindrome di Down protagonisti al chiosco: c’è chi serve ai tavoli, chi sparecchia, chi prepara i vassoi e chi si occupa dell’accoglienza. L’età varia da 19 a 38 anni, ma la fascia media è tra i 23 e i 25 anni. I turni non superano le 4 ore e tutti sono accompagnati nelle loro attività lavorative da un tutor presente.
 
La risposta del territorio è stata convincente. «Invitiamo a venire a conoscere i ragazzi di persona per capirne le potenzialità», continua il presidente Cicolella. Presto qualcuno comincerà anche con le attività dietro il bancone.
E la collaborazione col Comune è attiva e propositiva. Gli obiettivi? In primis tenere il chiosco aperto tutto l’anno. «E poi vorremmo passare da 6 a 15 occupati – conclude Ciccolella – coinvolgendo i ragazzi in altre attività e occupandone il più possibile. Puntando anche sull’alternanza scuola lavoro». Tra loro c’è Francesco, 24 anni, alla sua prima esperienza lavorativa. «Al bar mi occupo di tutto – sorride – Ho imparato a fare il caffè e a servire i tavoli. Lavorare, per me, è una cosa molto importante».

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