I sindaci: «Ci hanno abbandonato tutti, da giorni aspettiamo i mezzi pesanti»

I sindaci: «Ci hanno abbandonato tutti, da giorni aspettiamo i mezzi pesanti»
di Raffaella Troili
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Venerdì 20 Gennaio 2017, 08:37
ROMA «I mezzi non si vedono arrivare. E si è rifatta notte». Il sindaco di Accumoli Stefano Petrucci è sconsolato. «Ci dicono arrivano arrivano ma...». Un altro giorno è finito, nei paesi del centro Italia colpiti dal terremoto, sommersi dalla neve, provati dal dolore, il senso di abbandono è forte. «Martedì sono arrivate frese e turbine, le catene invece mezz'ora fa, che senso ha? Un mezzo della Croce rossa italiana ha lavorato 4 ore, adesso non si vede più nessuno. Non si affronta un'emergenza così, manca qualcuno che coordini dall'alto».

Una polemica velata, dai toni bassi e compunti, non c'è tempo e voglia di perdere energie. Ma il coro dei sindaci è compatto. «Siamo in emergenza vera, le strade bloccate, gli allevatori in ginocchio -così pure il primo cittadino di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci - non riescono ad andare a dar da mangiare al bestiame, non sappiamo come aiutarli, ci sono tre metri di neve, stanno arrivando le turbine da Sondrio perché quelle normali non vanno bene, non funzionano. I cittadini no, non ci sono più». E' rimasto chi ha il bestiame, «per loro è la vita ma sono esasperati, la beffa è che gli hanno montato le tensostrutture nelle piazzole ma non hanno fatto in tempo a coprirle». Petrucci elenca una serie di disagi senza cambiare espressione della voce, senza perdere la calma. «Oggi ho portato io da mangiare a 20 camionisti bloccati sulla Salaria da tre giorni. Tutta questa neve non me la ricordo, i normali spazzaneve in dotazione non ce l'hanno fatta».

«UN SECONDO TERREMOTO»
Una persecuzione per chi ha già perso tutto, è costretto a vivere in container e casette di fortuna. «Le turbine sono arrivate ma si sono rotte, ancora devono ripartire». Una disfatta. Anche a sentire il sindaco di Camerino Gianluca Pasqui. «Mi sono sentito abbandonato dalla burocrazia. Non dopo il sisma, ma dopo la neve. Per noi è stato un secondo terremoto. Avevo chiesto un aiuto a inizio settimana, è arrivato oggi. Alcune frazioni sono rimaste isolate. Ho mandato lettere, due solleciti, non mi avevano neanche risposto. C'è una macchina che si muove troppo lentamente».

«CI SIAMO RIVOLTI AI PRIVATI»
Paesaggi spettrali, zone isolate, ci si muove a piedi, mentre i mezzi pesanti arrivano a singhiozzo. «Siamo nel più totale abbandono. Qui ci sono solo i volontari della Regione Lombardia - interviene il sindaco di Ussita, Marco Rinaldi - sgomberano i marciapiedi ma da giorni chiedo turbine per le strade. Avevamo frazioni isolate, a Casali un gregge abbandonato, gli allevatori non potevano portare foraggio. Abbiamo aspettato tre giorni i mezzi della Protezione civile regionale ma non è arrivato niente. Alla fine ci siamo mossi come Comune, chiedendo a una ditta privata di intervenire con un caterpillar. Tutte le nostre richieste cadono nel vuoto, ma è anche inutile parlare, ci vogliono fatti». Paese fantasma ormai Ussita, con la gente sulla costa, sul posto sei allevatori, qualche dipendente comunale e i volontari. Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso, non ha voglia di far polemiche. «Facciamo fronte comune, non è tempo di processi. Stiamo superando l'isolamento delle frazioni ma ci sono 2 metri di neve e accumuli che superano i quattro causati da venti e slavine. I cingolati dell'esercito hanno portato generi di prima necessità alle persone, gli animali sono senza acqua». In molti non hanno luce e riscaldamento. «È una vera e propria emergenza, i sindaci non ce la fanno più. Chiederemo al governo un provvedimento straordinario», annuncia il presidente del Consiglio nazionale dell'Anci, Enzo Bianco.

Teme il rischio frane il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, «i mezzi arrivati non sono sufficienti»; il sindaco di Notaresco, Diego Di Bonaventura, ha 7.000 abitanti senza energia elettrica da domenica ed è pronto all'evacuazione. Fuori dal coro il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. «Ora va meglio, stiamo liberando le persone isolate, servivano le turbine. Ma il fronte è allargato a tutto il centro Italia, non serve fare polemiche, la gente è agitata per le scosse, la paura non passa mai. Dobbiamo aiutarci tra noi, sono vicino a chi ha perso i proprio cari, sappiamo che significa, qui ad Amatrice, perché ne abbiamo persi 239».