Terremoto, il flop del sistema Rieti: 90 milioni di sprechi e fondi lasciati in cassa

Terremoto, il flop del sistema Rieti: 90 milioni di sprechi e fondi lasciati in cassa
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 31 Agosto 2016, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 09:12

dal nostro inviato
AMATRICE L'area di Rieti ha avuto 90 milioni da spendere negli ultimi venti anni per il dopo terremoto e per mettere in sicurezza gli edifici, eppure il 24 agosto Amatrice e Accumoli si sono sbriciolate. Erano finanziamenti statali e regionali piovuti dopo il sisma dell'Umbria del 1997 e dopo quello dell'Aquila, del 2009. Eppure, nonostante questo fiume di denaro, usato male o addirittura non usato del tutto, alle 3.36 del 24 agosto non solo sono crollati immobili privati, ma anche palazzi pubblici, su cui erano stati eseguiti dei lavori, ad Amatrice ed Accumoli, vale a dire in due paesi di fascia 1 - quindi di massimo rischio sismico - della provincia di Rieti. Come è possibile? Una risposta è lampante: 300 piccoli interventi sparsi in gran parte del vasto territorio si sono rivelati una scelta folle, perché si è voluto dare soldi a tutti, ma non sono stati però realizzati interventi anti sismici importanti dove veramente sarebbero serviti.

FRAMMENTAZIONE
Invece di concentrare le risorse a disposizione su interventi mirati, si è dato poco a tutti e inutilmente. Ecco perché da giorni sta continuando la cantilena a cui ci stiamo abituando «qui sono stati finanziati interventi di miglioramento anti sismico, non di adeguamento, che sarebbe costato molto di più». Ma questa non è una giustificazione, ma l'ammissione di una strategia sbagliata, perché solo interventi profondi di adeguamento garantiscono che l'edificio possa resistere alle scosse più forti. «Con il senno di poi - analizza Fabio Melilli, parlamentare reatino del Pd, che da presidente della Provincia è stato uno dei tre commissari che si sono succeduti nella gestione dei fondi - forse si deve ammettere che sarebbe stato giusto puntare su meno interventi ma più efficaci».
Il problema è che ogni comune - dal capoluogo al più piccolo - segnalava danni, chiedeva attenzione, e spesso le ragioni della politica non consentono di dire no. E poi c'è il problema della ristrutturazione dei ponti, come il Rosa e il Tre Occhi, entrambi danneggiati dal terremoto con conseguente isolamento del territorio di Amatrice: la Regione nel 2014 stanziò 611 mila euro senza erogarli, la Provincia di Rieti non aveva fondi a sufficienza per integrare quella cifra, li ha inseriti nel bilancio 2016, ma tutto è rimasto fermo, sulla carta. Soldi esistenti, non spesi. Infine, nella lista delle occasioni perdute vanno messi anche i privati: i fondi consentivano anche al piccolo proprietario di adeguare alle norme anti sismiche le proprie case, ma in pochissimi si sono fatti avanti, perché poi i finanziamenti ricevuti andavano integrati.

LA FOTOGRAFIA
Ma rivediamo la successione delle risorse inviate a Rieti, fotografia di ciò che si sarebbe potuto fare per evitare che oggi Amatrice e Accumoli divenissero macerie e piangessero oltre duecento morti. 1997, il terremoto che colpisce la Valnerina provoca danni anche nel Reatino. Altre scosse nel 1998, nel 2000 e nel 2001. Il governo di allora stanzia una prima tranche di fondi per «il miglioramento sismico di edifici pubblici e privati», gestiti da due diverse giunte regionali, Badaloni e Storace, che li assegnano prima al sub commissario Calabrese (presidente allora della Provincia di Rieti), poi all'assessore regionale reatino Ciarameletti, sub commissario anch'egli.
La lista della ricostruzione è lunghissima, 300 opere: 500 mila euro ad Accumoli (per la torre civica, per due parrocchie, per la caserma dei carabinieri); 1,9 milioni ad Amatrice, per una lunga lista di chiese e parrocchie. Ma i fondi vengono ripartiti in totale su una trentina di comuni, dalla A di Accumoli alla T di Torricella, e questa frammentazione alla fine si è rivelata a dir poco inefficace. Si sono messi tanti cerotti, ma non si sono vaccinati i paesi in cui serviva perché nelle zone più a rischio.

IL RUOLO DELLA CURIA
Nella lista c'erano moltissime chiese e i lavori furono gestiti anche dalla curia di Rieti, ma ad Accumoli l'intervento previsto sul complesso di San Pietro e San Lorenzo si è rivelato un fallimento perché fu finanziata la ristrutturazione della chiesa, ma il campanile è crollato, travolgendo una casa e uccidendo un'intera famiglia. C'è dell'altro: oltre al tentativo bislacco di accontentare tutti, il sistema si è rivelato macchinoso. Ancora Melilli, commissario nella seconda parte del decennio scorso: «Troppe lungaggini, i progetti passavano all'esame dei comuni, del genio civile e della soprintendenza, ma poi anche da una commissione in cui erano rappresentate queste istituzioni.
Dopo dieci anni era stata realizzate solo un'opera su 5, tutt'oggi il percorso non è completo». Il 2009 è l'anno di un altro terribile terremoto, L'Aquila. Il Reatino registra dei danni, ma viene escluso dal cratere, dunque non riceve fondi statali. La Regione interviene, stanzia 5 milioni di euro. Per la scuola Capranica di Amatrice verranno spesi 700mila euro, di cui 200mila dalla Regione. Anche lì: miglioramento sismico, non adeguamento. I risultati sono visibili, mezza scuola è crollata, ieri è stata posta sotto sequestro dalla Procura.