Incendi, l'estate dei piromani: 28 arrestati, un record

Incendi, l'estate dei piromani: 28 arrestati, un record
di Michela Allegri
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Giovedì 27 Luglio 2017, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 23:03

Una rete criminale, il gesto di un folle, le manie di protagonismo di ragazzini a caccia di like sui social network. Se l'estate 2017 si è aperta nel segno dell'emergenza incendi, alla fine di luglio, incrociando dati e ordinanze d'arresto, è già possibile tratteggiare l'identikit del piromane tipo. Appartiene a tre categorie. Ci sono i criminali, quelli che vogliono ridurre in cenere le prove di altri reati, dallo smaltimento illecito di rifiuti alla ricettazione.

Ci sono poi i giovanissimi alla ricerca disperata di emozioni forti e di giochi pericolosi, che sognano di diventare star del web. Appiccano roghi per emulazione, per divertimento e per conquistare popolarità virtuale. Infine, i vendicativi, in lotta contro il mondo e conviti di avere subìto ingiustizie e soprusi. Sono spesso inseriti in contesti di disagio sociale e, nel loro caso, innescare le fiamme è un atto dimostrativo.

L'ultimo incendiario è stato arrestato ieri sera. È un iracheno di 37 anni ed è stato ammanettato, ancora una volta, nella pineta di Castel Fusano, il polmone verde della Capitale. Aveva acceso due inneschi artigianali, realizzati con fiammiferi e filo di ferro. In tasca aveva un altro ordigno, che avrebbe piazzato poco distante tra gli arbusti. Nel bosco alle porte di Roma, dall'inizio di giugno si contano almeno venti roghi dolosi. Nelle ultime due settimane, sono finite in manette tre persone.

Un idraulico ventiduenne di Busto Arsizio, un sessantatreenne di Ostia con precedenti per omicidio e, ora, uno straniero. I carabinieri della Forestale stanno lavorando per tracciare un filo rosso che leghi tre personalità apparentemente così diverse. Ma un'ipotesi c'è già: dietro la maggior parte dei roghi ci sarebbe la stessa mano. Una strategia per distruggere la pineta, da anni diventata luogo di spaccio e prostituzione. Sempre ieri, due persone sono state fermate mentre appiccavano un rogo con carta e accendino a Isola Capo Rizzuto, vicino a Crotone.

I DATI
Dall'inizio dell'estate, le fiamme dolose non hanno divorato solamente il Lazio. In tutto il Paese sono già state arrestate ventotto persone. Nelle ultime tre settimane ne sono finte in manette sedici. Altre 393 sono state denunciate a piede libero. I dati diffusi dai carabinieri forestali sono allarmanti. Basti pensare che nei primi sette mesi del 2017 gli incendiari che hanno fatto ingresso in carcere per azioni dolose sono sette volte di più rispetto a tutti quelli arrestati nel 2016.

I roghi che stanno devastando il Paese dal Nord al Sud, nel 70 per cento dei casi sono stati appiccati scientemente. Luglio arriva in chiusura con un vero e proprio bollettino di guerra, con arresti in cinque regioni: Lazio, Calabria, Campania, Sicilia e Umbria. Solo in due casi accertati si tratta di piromania vera e propria: soggetti disturbati, avanti con gli anni, morbosamente attratti dalle fiamme che distruggono e dal panico che si sprigiona intorno alle lingue di fuoco. Hanno agito in Liguria e in Toscana.

La maggior parte dei roghi è legata a fenomeni di disagio sociale, vendette, proteste contro le istituzioni, spesso provocate dal tentativo di aggirare la normativa che regola la gestione delle aree protette. I piromani d'Italia non hanno un'età definita. Il 7 del mese a finire in manette, a Caserta, è stato un agricoltore di 75 anni: arrestato in flagranza di reato mentre bruciava rifiuti pericolosi accumulati nel suo terreno. Il 16 luglio, in provincia di Salerno, è scattato l'arresto per un romeno di 24 anni che ha incendiato gli arbusti del Cilento. Il giorno dopo, vicino a Lecce, è stato denunciato un pensionato.

LA MALAVITA
C'è poi il problema della malavita: i roghi come escamotage per nascondere altri reati. Come nel caso delle discariche abusive, con i rifiuti incendiati e non smaltiti in modo regolare. O degli autodemolitori illegali - a Roma si contano quattro impianti incendiati - che spesso nascondono giri di ricettazione di veicoli rubati e vengono dati alle fiamme per depistare le indagini o per lucrare attraverso le assicurazioni. Ci sono infine gli incendi dolosi inseriti in fenomeni di microcriminalità. Come quelli divampati a metà luglio sulle pendici del Vesuvio.

I SOCIAL
Il fattore che più preoccupa chi indaga è l'emulazione, che riguarda in primis i giovanissimi.

Colpa soprattutto dei social network, della smania di condividere online imprese rischiose a caccia di like spericolati. È il caso dei quattro ragazzi di Roma, finiti in manette la scorsa settimana per aver appiccato tre incendi a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, nella pineta che costeggia la Litoranea. Tre di loro sono minorenni; il più grande ha 21 anni. Agli inquirenti hanno raccontato di aver fatto «una bravata». La stessa cosa è successa in Sicilia, in provincia di Messina, dove i responsabili del rogo che sabato pomeriggio ha ridotto in cenere le colline dell'area di Fondo Fucile sono adolescenti: hanno 13, 14 e 15 anni.

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