La maglia di Iniesta all'asta per l'Africa: il ricavato ai campi profughi algerini

La maglia di Iniesta all'asta per l'Africa: il ricavato ai campi profughi algerini
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Lunedì 31 Marzo 2014, 13:29 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 11:21

La maglia di Iniesta per il popolo Saharawi.Un dono del centrocampista del Barcellona messo all'asta per acquistare pannelli solari destinati ai campi profughi algerini a sud di Tindouf.


L'operazione di solidarietà, organizzata dalla onlus Officine per lo sviluppo, è stata sostenuta da Radio Manà Manà sport e da Girotondo for Africa onlus. A consegnare il materiale nelle tendopoli, una delegazione di volontari con a capo Alessandro Battilocchio, già europarlamentare e sindaco di Tolfa. Il comune della provincia di Roma, ogni estate e ormai da molti anni, ospita per le vacanze gruppi di bambini che vengono dai campi in veste di piccoli ambasciatori di pace per far conoscere la loro causa.

La storia I Saharawi si spostano in Algeria nel lontano 1975, a seguito della Marcia verde. Un'azione di forza in cui i marocchini, agli ordini dell'allora re Hassan II, scendono verso sud e occupano il territorio del Sahara occidentale, sostituendosi, di fatto, agli ex colonizzatori spagnoli. Dopo anni di guerra, nel 1991 si arriva al cessate il fuoco e il popolo Saharawi viene chiamato ad esprimersi sull'indipendenza dal Marocco.

Con la risoluzione Onu 690 si dà inoltre mandato alla Minurso di vigilare affinché si svolga il referendum nel Sahara occidentale. Nonostante siano passati oltre 20 anni, il Marocco riesce ancora oggi a rimandare questo appuntamento, complice una situazione geopolitica favorevole e il sostegno di Paesi come la Francia e gli Stati Uniti. Il territorio occupato dai marocchini si affaccia su uno dei tratti più pescosi dell'Atlantico ed è noto per essere molto ricco di fosfati, grazie alla presenza del giacimento di Bou Cra.

I campi profughi I Saharawi, fuggiti dalla loro terra di origine, attualmente vivono in un hamada, uno dei deserti più inospitali della terra e sopravvivono grazie agli aiuti internazionali. Nelle loro tendopoli è difficile garantire condizioni igienico-sanitarie tali da evitare il rischio di epidemie. L'elettricità serve solo uno dei cinque campi profughi presenti, quello più a nord verso Tindouf. Grazie alla presenza dei pannelli solari consegnati dalla delegazione, alcune famiglie possono d'ora in poi beneficiare di una qualità di vita migliore all'interno delle loro case, con energia e acqua pulita. Durante la missione nei campi, i volontari hanno avuto la possibilità di incontrare le autorità locali della Rasd (Repubblica Araba Saharawi Democratica ), i membri del Fronte Polisario (movimento indipendentista), la gente del posto e tanti bambini. Da questa esperienza è nato il documentario Gracias Iniesta sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia. Obiettivo, raccontare i momenti più salienti della missione e descrivere la vita nelle tendopoli, che si risveglia al suono dell'adhan, la chiamata islamica alla preghiera. Il lento ritmo del giorno è scandito dal rituale del tè, una bevanda servita tre volte. La prima dolce come l’amore. La seconda amara come la vita. La terza soave come la morte.

La Repubblica Saharawi si basa sui principi del socialismo e dell'Islam, su un forte senso di giustizia sociale e sul ruolo centrale delle donne. Oltre ad accudire la famiglia, queste studiano, lavorano, gestiscono scuole, ambulatori, ospedali, centri di formazione ed asili nido. Negli anni in cui gli uomini erano impegnati nella resistenza armata, sono state le donne a costruire case e infrastrutture, sotto il sole cocente del deserto. La politica del governo si basa sull'istruzione. Basti pensare che, dai tempi dell'occupazione spagnola ad oggi, la piramide del tasso di alfabetizzazione si è capovolta, arrivando al 97 %. E' importante mantenere vivi il senso di comunità e l'attaccamento alle origini. Le nuove generazioni devono conoscere la loro storia e lottare per riavere un giorno il proprio mare. Sebbene il Marocco continui a rimandare il referendum, i Saharawi attendono il suo svolgimento proponendo agli occhi del mondo un'intifada pacifica. L'esito della votazione potrebbe essere diverso dal desiderio di re Muhammad VI di concedere una semplice autonomia. A rendere tutto più complesso è la presenza di una linea difensiva costruita dal Marocco per impedire ai Saharawi di tornare a casa. Una barriera lunga 2.500 chilometri che dal sud del Paese raggiunge la costa atlantica, ai confini con la Mauritania. Il 'Muro della vergogna' è infatti disseminato di mine antiuomo.

Secondo Amnesty international, i Saharawi che vivono nei territori occupati non hanno libertà di espressione e di circolazione, sono sottoposti a detenzioni arbitrarie e subiscono trattamenti disumani. Diventa quindi sempre più urgente l'inserimento, nel mandato della Minurso, del compito di vigilare sul rispetto dei diritti umani. La causa del popolo Saharawi sembra essere indifferente agli occhi della comunità internazionale. Per questo, il documentario Gracias Iniesta, gratuitamente, sarà a disposizione di scuole e amministrazioni locali che vorranno divulgarlo e verrà presentato, attraverso un seminario, agli studenti del Dipartimento di Economia dell'università Roma Tre. La versione integrale del reportage sarà visibile su Dailymotion.com.

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