Migranti, l'inchiesta si allarga ad altre Ong. Il giallo della nave con gli arabi

Migranti, l'inchiesta si allarga ad altre Ong. Il giallo della nave con gli arabi
di Cristiana Mangani
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Venerdì 4 Agosto 2017, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 23:06

C'è una parte dell'inchiesta sulla ong Jugend Rettet che è coperta da diversi omissis. Riguarda barchini in vetroresina misteriosi che fanno la scorta ai trafficanti di esseri umani e che provvedono a recuperare mezzi e motori. A descriverli è un cittadino nigeriano Jeuray Awale, soccorso il 10 giugno scorso da Sea Watch 2, al largo delle coste libiche. «Quando navigavamo - ha dichiarato al poliziotto che lo ha identificato nell'hotspot - siamo stati affiancati da una barca in vetroresina di colore bianco e nero, con una persona a bordo che aveva i capelli rasta lunghi e indosso un cappello di paglia.

Era un arabo e ci ha indicato la direzione da seguire per raggiungere l'imbarcazione che poi ci avrebbe soccorso. A un certo punto ci ha superato a forte velocità, ma è andato verso il largo, per poi tornare indietro e intercettarci quando ci siamo trovati in forte difficoltà». L'episodio viene segnalato anche dall'agente dello Sco imbarcato sotto copertura sulla motonave Von Hestia di Save the children. «Sono barchini - ha raccontato - che effettuano un servizio di staffetta e scorta ai gommoni dei migranti. Stazionano nelle zone dove avvengono i soccorsi e dove sono presenti le navi delle ong».

LE COMPLICITÀ
I misteriosi personaggi con il cappello di paglia sono forse pescatori o anche miliziani, sono comunque legati agli scafisti, ma la loro presenza conferma che più di un'organizzazione non governativa teneva rapporti con i trafficanti. Sono loro, infatti, che fanno da tramite, e prendono accordi per i salvataggi. Per l'investigatore undercover, «nel momento in cui sono certi della presenza di unità che possano garantire il recupero dei migranti, in molti casi motonavi riconducibili alle ong, gli scafisti si adoperano per recuperare sia il motore fuoribordo che la benzina.

Sono probabilmente favoreggiatori operanti in zona rescue». Di queste presenze, finora, nessuno dei componenti delle navi umanitarie ha pensato di parlarne con la polizia. Anzi, in più occasioni, l'equipaggio di Iuventa, la nave sequestrata dalla procura di Trapani, si è anche rifiutata di consegnare foto e video che potevano servire per identificare qualcuno di loro.

Una condotta che non è piaciuta e che è stata considerata sospetta anche da uno dei medici che operava con il gruppo, attraverso l'organizzazione collegata Raimbow for Africa. Stefano Spinelli ha scelto di uscire dalle operazioni di soccorso perché gestite male e contro le autorità. Nel decreto firmato dal gip Emanuele Cersosimo, le sue dichiarazioni hanno ampio spazio. C'è una ragione - dice parlando con un collega di Medici senza frontiere e riferendosi a Iuventa - per cui l'Imrcc (Italian maritime rescue coordination centre) «ha un atteggiamento contrario verso l'operato delle navi piccole, e dipende dal fatto che queste imbarcazioni fanno solo da taxista». Si limiterebbero, infatti - è chiarito nel provvedimento - «a effettuare trasbordi su altri assetti, dopo aver fatto la spola verso le coste libiche».

Più volte, poi, la motonave tedesca ha chiamato la Von Hestia comunicando i dettagli della sua posizione. E lo ha fatto - è ancora il contenuto del decreto - effettuando un soccorso parallelo a quanto disposto dal Centro nazionale, che ha il compito di coordinare gli interventi. Lo avrebbe fatto, però - hanno dichiarato - «solo a titolo di cortesia».
Nell'attività di Iuventa ci sono altri misteri, come quello dell'incontro in mare con la nave fantasma Shada (forse una petroliera francese). L'elemento è giudicato importante dal punto di vista investigativo, perché si tratta di una imbarcazione che un tempo batteva bandiera boliviana, e che «attualmente è priva di bandiera, dopo essere stata radiata da quello Stato». Il rendez vous tra i due sarebbe avvenuto nelle vicinanze di Lampedusa. In quella circostanza Shada è stata controllata dalla Marina militare e sono stati identificati i cinque membri dell'equipaggio, tutti provenienti da Paesi di lingua araba.

POLEMICHE SUI SOCIAL
Nel frattempo, dopo il sequestro di Iuventa, sui social infuria la guerra tra sostenitori e detrattori della Jugend Rettet, la ong proprietaria dell'imbarcazione. «Faremo ricorso al tribunale del Riesame di Trapani contro il sequestro», annuncia l'avvocato Leonardo Marino nominato difensore dal legale rappresentante dell'associazione umanitaria, Katrin Schmidt. L'imbarcazione, fermata nel mare di Lampedusa su ordine del gip, partirà entro stasera per Trapani, dove sarà a disposizione dell'autorità giudiziaria. I magistrati procedono a carico di ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Per i pm, almeno in tre occasioni l'equipaggio della Iuventa si sarebbe spinto a ridosso delle coste libiche per prendere a bordo profughi che non versavano in situazioni di pericolo.

L'equipaggio, sentito dagli inquirenti, intanto è stato trasferito, con scorta della Guardia costiera, in case private dell'isola solitamente destinate all'affitto ai turisti. L'ong tedesca, insieme a Msf, Sos Mediterranee e Sea-Watch, non ha firmato il codice di condotta per i soccorsi in mare predisposto dal Viminale. A sottoscrivere le regole del ministero dell'Interno sono state, invece, Moas, Save the children, Proactiva Open Arms e ieri si è aggiunta anche Sea-Eye. «Mi dispiace che alcune ong abbiano scelto di non firmare - ha dichiarato il Commissario europeo Migrazione e Affari interni Dimitris Avramopoulos - Dobbiamo lavorare tutti assieme per smantellare il modello di business dei trafficanti ed evitare le morti dei migranti. Per questo chiedo di nuovo a tutte le organizzazioni di aderire all'iniziativa».

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