Roma, il procuratore di Modena al Csm: «Scafarto era un prezzemolo, sempre in mezzo»

Roma, il procuratore di Modena al Csm: «Scafarto era un prezzemolo, sempre in mezzo»
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Martedì 19 Settembre 2017, 22:59
Il maggiore del Noe Giampaolo Scafarto «era un prezzemolo, c'era sempre, era sempre in mezzo». Lo dice il procuratore di Modena, Lucia Musti, durante la sua audizione di fronte alla prima commissione del Cms. Si riferisce a quando nell'aprile del 2015, l'allora capitano le portò il fascicolo relativo all'inchiesta Cpl Concordia, aperto a Napoli e trasmesso per competenza a Modena. Negli atti c'era l'informativa che conteneva l'intercettazione tra Matteo Renzi e il generale della Finanza Michele Adinolfi, poi finita sui giornali. Proprio a proposito di quel documento, la Musti ha sollevato diverse critiche ai carabinieri del Noe. Il procuratore definisce l'informativa «terribile», «è fatta per tomi - dice - in questi tomi ci si butta qualunque cosa, veramente si ci mette qualunque
cosa, che poi si manda in tutta Italia». E questo, continua, «è sinceramente come non si fa un'informativa finale»,
aggiungendo però che «un po' la colpa è anche nostra perché siamo noi che dobbiamo dire che le informative non si fanno così».

Nel documento, continua la Musti, «troviamo di tutto e di più, è un'informativa fatta male, fatta con i piedi. È discorsiva, dove sembrano chiacchiere da bar, a volte. Io non conoscevo questi carabinieri, ero abbastanza sorpresa da questo modo di fare le indagini, di approcciare le persone, i reati. Se fatta bene un'informativa finale può essere un utile strumento di lavoro. Ma se è fatta così, raffazzonata, dove ci si abbandona anche a delle osservazioni, non lo so, lo ripeto, ho grande stima dell'Arma dei Carabinieri, ma questa informativa non mi è piaciuta».

Quando l'allora capitano Scafarto le consegnò i due dvd contenenti gli atti di Napoli, che non erano sigillati, prosegue il procuratore di Modena, non le disse che all'interno dell'informativa c'era la telefonata tra l'ex premier e il
generale. Nel luglio del 2015 la vicenda finì sui giornali, ela Musti rimase sorpresa: «Io e i colleghi», coassegnatari del fascicolo su Cpl, «siamo rimasti molto colpiti. È scoppiata quella che per me è stata una bomba sinceramente... siamo rimasti veramente colpiti da questa baraonda che ci ha travolto».
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