Terremoto: ronde, ira e diffidenza: la psicosi degli sciacalli

Terremoto: ronde, ira e diffidenza: la psicosi degli sciacalli
di Renato Pezzini
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Mercoledì 31 Agosto 2016, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 19:40
dal nostro inviato
AMATRICE Michele non va ai funerali, ma non per scelta sua. Lo hanno deciso insieme gli sfollati di Collalto, una delle più sperdute e più piccole frazioni di Amatrice. Il sisma qui non ha fatto vittime, si è limitato a polverizzare qualche casa di pietra. Le altre hanno resistito anche se hanno muri crepati e tetti pericolanti ma nessuno ha l'incoscienza di andarci a dormire. Quelli che sono rimasti hanno messo tre roulottes nel prato, stanno tutti lì, di giorno e di notte. Controllano: «Ci sono in giro certi delinquenti che vogliono succhiarci quel poco sangue che ci è rimasto». Per tenere alla larga «certi delinquenti» Michele è stato scelto per il turno di guardia durante le ore del funerale.

GLI OGGETTI DI VALORE
La paura degli sciacalli nei primi giorni era un tenue ronzio che disturbava appena l'angoscia della distruzione e le incertezze sul futuro. Poi via via è diventato una preoccupazione prepotente, e ora è una psicosi collettiva, soprattutto nelle frazioni più lontane o nei paesi ai margini del cratere sismico, fuori dal circuito degli aiuti, distanti dalle rotte dove transitano a ritmo continuo i mezzi di soccorso o le camionette di carabinieri e polizia. Del resto è intollerabile che qualcuno cerchi di lucrare sulle disgrazie altrui: in questa situazione è più intollerabile che mai. Quando i muri hanno cominciato a tremare, mercoledì scorso, chi ce l'ha fatta a sfuggire alla morte non ha preso nulla con sé. Gioielli, telefonini, piccoli oggetti di valore sono rimasti nelle case. Ora il timore è che i predatori vogliano profittare del caos per impossessarsene.

I MALEDETTI
In cinque giorni, a dire il vero, di sciacalli ne hanno preso uno solo. L'hanno sorpreso poche ore dopo le scosse mentre rovistava nelle stanze di una casetta semidiroccata poco fuori Amatrice. Il giudice di Rieti ne ha confermato l'arresto, ora sta in galera. Altri due sono stati fermati da una pattuglia mentre perlustravano la zona di Sommati senza riuscire a dare spiegazioni credibili di quel loro aggirarsi silenzioso fra le macerie: in auto avevano oggetti da scasso, li hanno presi e portati via. I magistrati li hanno rimessi in libertà obbligandoli a stare alla larga dai luoghi del terremoto. Altri casi la cronaca non ne offre.

Girano però molte storie, tutte da verificare. A San Tomasso, sul costone che dall'alto domina la valle di Amatrice, raccontano di due «maledetti» che entravano nelle case vestiti da vigili del fuoco: «Li hanno presi e gli hanno dato una corcata di botte». Nelle case sparse intorno ad Accumoli si narra la storia di uno sciacallo che s'era camuffato da frate francescano, con la scusa di portare conforto spirituale alle vittime del terremoto rovistava nei cassetti delle abitazioni abbandonate. Polizia e carabinieri assicurano che sono solo leggende metropolitane. Ma nei conciliaboli notturni intorno ai fuochi di chi ha scelto di rimanere comunque vicino a casa le leggende sono già diventate certezze incrollabili.

Fra Spelonga e Arquata del Tronto in linea d'aria c'è meno di un chilometro. Ma se Arquata è un cimitero di macerie, Spelonga è stata risparmiata dai crolli. La gente dorme fuori casa, in sistemazioni di fortuna, aspettando di capire se presto o tardi la vita potrà riassumere sembianze di normalità. L'attività principale, durante il giorno, è quella di studiare le mosse delle facce sconosciute che arrivano quassù. «Lei chi è? Cosa vuole? Ha un tesserino di riconoscimento?». All'ingresso del paese c'è una pattuglia della Guardia forestale mandata apposta per scoraggiare gli sciacalli. La popolazione ringrazia, offre da bere e da mangiare agli agenti. Ma non si fida fino in fondo: «Abbiamo centinaia di case da tenere a bada, due agenti non possono bastare».

I NUMERI DI TARGA
Nella costellazione di frazioni sopra Amatrice la presenza delle forze dell'ordine è ininterrotta. Pattuglie che vanno e vengono, militari che stazionano vicino ai borghi abbandonati. I comandi centrali di carabinieri e polizia dicono che a parte i due casi noti non ci sono denunce di furti, né segnalazioni plausibili di presenze sospette. Ma se qualche forestiero arriva in auto a Cascello o a Collepagliuca o a Ritrosi c'è sempre qualcuno che ne annota il numero di targa. E poi passa la voce: «C'è una Panda bianca targata Teramo che continua a girare. Vedete un po' di stare attenti». Poi dalla Panda scendono marito e moglie venuti a cercare notizie di un loro parente che da una settimana non risponde al telefono. E la diffidenza vira alla solidarietà: «Vi diamo una mano a trovarli».