Bari, un milione di euro falsi in valigia: arrestato un disoccupato

Bari, un milione di euro falsi in valigia: arrestato un disoccupato
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Giovedì 12 Ottobre 2017, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 08:14
Un trolley grigio con circa un milione di euro in banconote da 50 e 20 euro, tutte false e quasi indistinguibili dalle originali. Ma anche dieci pistole semiautomatiche, 2 silenziatori e 679 cartucce di vario calibro. Era il tesoretto di una "cupa vivente", cioè un uomo che faceva da nascondiglio per conto di alcuni clan pugliesi. 

Michele Bratta, disoccupato di 30 anni si era da poco trasferito nel piccolo comune di Adelfia, nella provincia di Bari, in un appartamento locato regolarmente ma non intestato a lui. Lo spostamento, che lo ha allontanato da alcune parentele ingombranti come quelle con alcuni esponenti di spicco dei Clan di Japigia e dalla vicinanza con il boss Savino Parisi ha però insospettito le forze dell'ordine. 

L'uomo viveva con la compagna e i soi bambini, conducendo uno stile di vita normale, senza eccessi, che lo tenesse al riparo dal monitoraggio dei Carabinieri. Tuttavia, quando i Militari hanno perquisito la nuova casa di Bratta, hanno ritrovato le armi in alcuni borsoni e i soldi falsi in un trolley. 
Le banconote, probabilmente stampate in Campania, sono ritenute dagli investigatori di ottima fattura, quasi indistinguibili dalle originali. Hanno un valore pari a 965.180 euro, che rende questo sequestro, il più importante eseguito negli ultimi tempi in Puglia.

Bratta si è assunto la piena responsabilità, non fornendo però alcuna spiegazione riguardo al possesso di quanto trovato dalla polizia nell'abitazione della coppia: una pistola sull'armadio e le altre in un borsone assieme ai due silenziatori e a proiettili di vario calibro: 7,64 e 6,35. Armi ben tenute e modificate da mani sapienti. «Armi nella pronta disponibilità della criminalità organizzata», ha detto il dirigente della Squadra Mobile, Annino Gargano. Una perquisizione che è stata effettuata - è stato reso noto - dopo l'acquisizione di notizie in merito alla presunta presenza di armi in quella casa.

Un sequestro di banconote false il cui acquisto sarà costato - secondo gli investigatori - non meno di 200mila euro alla criminalità organizzata; di solito le stamperie chiedono dal 10 al 30% sul valore dei soldi falsi che è richiesto loro di stampare. Soldi che poi vengono rivenduti per essere piazzati sul mercato all'incirca alla metà del valore unitario della banconota. Data la presenza dell'ologramma sulle banconote e la fattura, per carta utilizzata e colore rendendo le 50 e le 20 euro indistinguibili dagli originali al tatto, avrebbero prodotto un danno consistente all'economia se immesse sul mercato.

Le banconote sarebbero state destinate a raggiungere la piazza barese e quella delle immediate vicinanze, e sulle quali saranno fatte indagini bancarie anche in relazione ai numeri di serie. 

 
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