Tabaccaia uccisa, l'omicida condannato a 30 anni di carcere

Tabaccaia uccisa, l'omicida condannato a 30 anni di carcere
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Lunedì 27 Giugno 2016, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 12:24

È rimasto in silenzio con la testa bassa, accanto ai suoi avvocati, lo sguardo fisso verso il pavimento. Solo quando il giudice del tribunale di Asti, Alberto Giannone, ha letto la sentenza non ce l'ha più fatta a trattenersi. Ed è scoppiato a piangere. Pasqualino Folletto, ex magazziniere disoccupato col vizio del videopoker, è stato condannato a trent'anni per l'omicidio di Maria Luisa Fassi, la tabaccaia di Asti trafitta un anno fa da 45 coltellate per una manciata di euro. Il processo, a porte chiuse e con rito abbreviato, si è concluso a un anno di distanza dall'atroce delitto, per il quale all'imputato sono state concesse le attenuanti generiche. Ma gli è stata riconosciuta anche l'aggravante della crudeltà.

«È una sentenza in linea con quanto richiesto», commenta il pm Luciano Tarditi, che aveva chiesto l'ergastolo per l'imputato, avvolto in un pesante giubbotto nero nonostante il gran caldo. «Di fatto è un ergastolo», aggiunge l'avvocato Pierpaolo Berardi, l'avvocato delle famiglie Fassi e Vignale. La condanna prevede anche il pagamento di una provvisionale per circa 1,3 milioni di euro, 250 mila euro a testa per il marito, i figli, i genitori e 75 mila alla sorella. Le motivazioni alla sentenza arriveranno a fine settembre, «dopodiché ricorreremo in appello», annuncia l'avvocato Silvia Merlino, che difende l'imputato. Maria Luisa venne aggredita nel suo negozio di corso Volta il 4 luglio dello scorso anno. L'assassino si accanì su di lei con una furia che, nelle primissime ore dell'indagine, fece pensare a tutto e al suo contrario. Un pò alla volta i carabinieri risalirono alla verità e il 25 luglio scattarono le manette.

«Volevo i soldi, lei si è messa a urlare e io ho perso la testa», confessò Folletto. «La sentenza lenisce un pò il dolore dei familiari - osserva ancora l'avvocato Berardi - anche se non serve a riportare indietro Maria Luisa». Intanto, si attende il parere della Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul ricorso, di pm e parte civile, sulla presunta irregolarità della richiesta di rito alternativo. Il ricorso, se accolto, potrebbe far ripartire il processo in Corte d'Assise. Il parere non è però vincolante e pm e parte civile potrebbero anche decidere di non impugnare la sentenza.

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