Terremoto, caos a Casamicciola: «Come una bomba»

Terremoto, caos a Casamicciola: «Come una bomba»
di Ciro Cenatiempo
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Martedì 22 Agosto 2017, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 10:52

ISCHIA «Siamo bloccati in casa, aiutateci. La scala di accesso all'esterno è crollata e non possiamo muoverci, siamo in quattro e c'è un anziano ammalato che è immobilizzato a letto. Se potete, fate presto». La voce di una giovane donna al telefono è ferma, scandisce bene l'indirizzo: è al Maio, la piazza nella zona alta di Casamicciola; con Lacco Ameno, il cuore fragile dell'isola che si è spezzato.

Al centralino dei Vigili del fuoco, il capo squadra Ettore Occupato prende nota di tutto, invita alla calma e promette un intervento rapido. «Stanno arrivando i rinforzi da Napoli, tutte le squadre disponibili intanto sono già uscite e si trovano in zona, adesso le avvertiamo, signora, non si preoccupi e quelle che ora sta avvertendo sono piccolissime scosse di assestamento, non si lasci prendere dal panico», spiega con decisione e sicurezza, senza perdere la lucidità mentre risponde contemporaneamente al cellulare e cambia il canale di trasmissione alla radio di servizio.
Da Napoli arriveranno anche gli uomini della Protezione civile. Ci sono i traghetti di Medmar e Caremar pronti a salpare per il trasporto di unità speciali. Gli squilli si ripetono senza soluzione di continuità, in un mare di linee intasate da chi cerca soccorso e chi si offre volontario. Ettore, che conosce il territorio come le proprie tasche, dieci minuti dopo lascerà la caserma per accorrere a dare manforte dove tutto è buio, mentre si rincorrono le voci di un disastro con vittime accertate, come di una nonnina colpita dai calcinacci della chiesa di Santa Maria del Suffragio; dispersi e venticinque feriti che evoca almeno a fior di pelle l'ecatombe del 1883. Per fortuna non è proprio così, ma il dramma anche se circoscritto non è meno grave e pesante della tragedia di un tempo. Si comprende subito che le case vetuste non più agibili sono tante, i muri di confine e le vecchie parracine di contenimento delle proprietà agricole sono venute giù e intasano le stradine di accesso di molte abitazioni nella zona residenziale di Lacco Ameno, come a Mezzavia.

FAMIGLIE ISOLATE
Molte le famiglie isolate. Le sirene di ambulanze, carabinieri e polizia fendono la notte. Passa un escavatore. A condurlo c'è il titolare di una ditta di costruzioni. Va al Maio. Sulle chat di inseguono le foto e le testimonianze.
Sono passati pochi minuti dal boato cupo e infernale che è stato avvertito sulle colline interne e nell'area di Barano, mentre c'è chi non si è accorto di nulla, come un'anziana beghina appena uscita dalla chiesa di Piedimonte, dopo la messa serale. «La mia amica Immacolata dice è pure caduta sul sagrato, ma io non mi sono resa conto che la terra stesse tremando». Ma la distruzione è ad appena tre chilometri in linea d'aria.

Come la chiesa che è sparita in una nuvola di polvere e mattoni. I crolli delle abitazioni ultradecennali e i corpi seppelliti; e il terrore di chi ha visto la morte con gli occhi negli alberghi di La Rita, l'antica zona termale, dove si è spaccato un po' di tutto, resterà impresso per sempre nella memoria.

«Quando sei in vacanza pensi che non possa mai accadere nulla del genere e invece eccoci a guardarci tutti negli occhi, per fortuna sani e salvi. E siamo ovviamente anche pronti a dormire all'addiaccio, perché l'hotel è inagibile», spiega chi non può esorcizzare un terrore troppo fresco e così inaspettato. Non sarà facile raggiungerli, molte strade come quella Borbonica sono state bloccate dalle forze dell'ordine. Come sempre, del resto, di fronte a un sisma, superficiale e comunque micidiale come questo, si resta interdetti di fronte alle reazioni dei singoli, diverse e complesse.

Il sindaco casamicciolese Giovanbattista Castagna, ha insediato una unità di crisi nella sede municipale nel palazzo Bellavista. Lavora con la speranza a portata di telefono, l'attesa di una notizia buona. Che non tarda ad arrivare: due giovani, un uomo e una donna incinta sono stati appena tirati fuori dalle macerie, e si odono le grida di tre bambini vivi, ancorché non ancora raggiungibili dai soccorritori. Purtroppo le lesioni e le crepe sono ovunque, e poco alla volta lo scenario si fa preoccupante.

Del resto la «botta» che qualcuno paragona a quella del 1980, anche se questa è stata solo sussultoria, è stata davvero tremenda. I proprietari albergatori sono presissimi dalla conta dei danni e dal controllo dello stato di salute delle persone italiane e straniere che avevano prenotato il consueto soggiorno ferragostano. Del resto, mentre si ha pure la conferma che ci sono problemi strutturali all'ospedale Rizzoli che è stato evacuato, e dunque non conviene affollare il pronto soccorso per un graffio o uno stato di leggero choc. Funziona solo la rianimazione, dove ci sono cinque pazienti intubati. Altrove sono tutti in strada, non c'è un solo turista che non sia attaccato al telefono per tranquillizzare i propri cari lontani.