Terremoto, la sfida vinta dai resistenti: «Gli alberghi ci fanno paura»

Terremoto, la sfida vinta dai resistenti: «Gli alberghi ci fanno paura»
di Mauro Evangelisti
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Martedì 1 Novembre 2016, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 09:30

dal nostro inviato
NORCIA Le tende a Norcia sono state montate, presto arriveranno anche i prefabbricati. Hanno vinto loro, i resistenti, quelli che non se ne vogliono andare, anche se fa freddo, presto arriverà la neve e la terra trema continuamente, ti sembra perfino strano quando non ci sono scosse. «Andare negli hotel? Ma allora non capisce, caro giornalista. Noi abbiamo il terrore. Il terrore. Se lei mi dice di andare a dormire in un garage o in una struttura di cemento armato, io le dico no. Lo volete capire che abbiamo paura? Qui è da più di due mesi che non dormiamo per le scosse di terremoto». Eccolo uno dei resistenti: Pietro Loretucci, abitante delle case popolari di Norcia, palazzi a quattro piani che, malgrado siano stati costruiti dopo il terremoto del 1979, sono state aperti dalla violenza del sisma e sembrano la casa della Barbie perché le pareti sono cadute e puoi vedere cosa c'è dentro. È uno dei tanti che non se ne vogliono andare e chiedono, a gran voce, le tende, quelle che fino all'altra sera la protezione civile non voleva montare. C'erano state anche dure contestazioni al sindaco Nicola Alemanno e alla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che avevano chiesto alla popolazione di avere pazienza, perché era impossibile organizzare tendopoli per tremila persone, meglio andare per qualche giorno negli hotel sul Lago Trasimeno o a Orvieto. Hanno accettato poco meno di mille. Tutti gli altri hanno trascorso la prima notte nelle macchine.

I MEZZI DI FORTUNA
Dice Loretucci, operaio di 32 anni: «È dal 24 agosto, dopo il primo terremoto, che dormo in una roulotte che ho comprato. Dopo l'ultima scossa l'ho ceduta a mamma, stanotte sono rimasto nella mia auto». Tomas Lucci, 40 anni, dipendente di Grifolatte: «Io il primo settembre sono corso a comprarmi un camper usato dell'82. Da allora dormo lì, con mia madre. Nell'albergo non ci vado, voglio restare ad Amatrice». Maurizio Nicolante lavora nei boschi, nell'agenzia forestale: «La prima notte l'ho trascorsa con mia figlia qui, nella macchina del parcheggio delle case popolari. Ogni tanto accendo l'auto, per far funzionare il riscaldamento. Voglio controllare il mio appartamento, non me ne vado, potrebbe venire a rubare chiunque. La verità è che fino all'ultimo, per non danneggiare il turismo, hanno finto che a Norcia andasse tutto bene, non volevano le tendopoli perché poi le immagini avrebbero fatto il giro del mondo. Ma la vita delle persone è più importante dell'immagine». Chiede alla figlia piccola di allontanarsi, poi aggiunge una parolaccia in dialetto che è meglio non riportare. I resistenti sono anche dove le tende erano già in piedi, perché venivano usate come scuola e chiesa dopo le prime scosse. «Ora dormiamo qui, siamo una cinquantina, non ci fidiamo ad andare negli alberghi. Siamo di Norcia e a Norcia vogliamo restare. Ma qui nessuno è venuto ad aiutarci, non abbiamo neppure i panni per cambiarci» dicono delle signore. Ivo Amici, 59 anni, è un dipendente comunale: «Ho dormito in macchina, ma mi sono comprato un modulo, una casa prefabbricata, me la consegnano nei prossimi giorni. Il terreno ce l'ho, venissero a dire che la devo rimuovere, ci provassero solo».
Cambio di scena, nel parcheggio divenuto sede del Coc, centro operativo comunale, all'entrata di una delle tende della protezione civile, c'è un signore con i capelli brizzolati e il pullover azzurro, che risponde, uno per uno, a decine di cittadini che vengono a chiedere aiuto.

LE MILLE RICHIESTE
«I miei genitori non possono camminare, sono disabili». «Ti va bene l'hotel? In che zona preferisci, Trasimeno o Terni?» dice il signore con il pullover azzurro, che poi alza chiama al cellulare e ordina: «Mi serve una stanza al piano terra». Ancora: «Se volete le tende nella vostra frazione ve le portiamo, però dovete essere precisi sui numeri». «Ma se me ne vado come faccio con il mio lavoro?». «Hai la cassa integrazione» e poi riprende il cellulare e verifica che tutto sia organizzato per la cassa integrazione. Il signore con il pullover azzurro, una sorta di Mister Wolf del sisma, è il vicepresidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, che di fatto ieri ha preso in mano la situazione. In realtà c'è mezza giunta regionale a Norcia, dopo i fischi del giorno prima, si è voluto dare un segno di forte presenza. Alla fine avete ceduto, ci saranno le tende? Paparelli: «Noi diciamo ai cittadini di Norcia: se non avete necessità di restare qui, vi offriamo la possibilità di andare in hotel. Diamo però anche un'alternativa: stanno arrivando delle tensostrutture da Roma, di fatto sono dormitori, non saranno divise per famiglie. Contiamo di avere in totale 500-600 posti quando tutto sarà pronto. Poi, però monteremo dei prefabbricati, i container, anche se ci vorrà più tempo. Ma attenzione: non sono le casette dei villaggi, più stabili e confortevoli, per le quali invece serviranno sei-sette mesi, forse meno». Il sindaco Nicola Alemanno conferma: «Le tende le avevamo già previste, la contestazione era orchestrata ad arte. Ma adesso guardiamo avanti, le aree per le casette sono già state individuate». Dall'altra parte delle mura, i volontari dell'Anpas, arrivati anche da Toscana e Liguria, hanno allestito una cucina. «Abbiamo servito 600-700 pasti, la gente di Norcia comincia a conoscerci». Ieri sera nelle tende c'erano 300 posti, c'era anche un autobus dove dormire. Il piano iniziale - convincere la gente di Norcia a trascorrere l'inverno in un hotel, lontano dal paese - per ora si è arenato, anche se pure ieri un migliaio di persone se ne è andato.

 
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