«Il rapporto che legava i rider all'azienda - spiegano gli avvocati Sergio Bonetto e Giulia Druetto - aveva le caratteristiche del lavoro subordinato. I ragazzi dovevano essere reperibili in maniera costante e continuativa. Però non avevano diverse tutele, tra cui quella antinfortunistica. E i diritti devono essere tutelati a prescindere».
All'inizio i fattorini di Foodora erano retribuiti con 5,60 euro l'ora. Da ottobre 2016 è stato introdotto anche un regime di cottimo integrale. Secondo il ricorso però, i lavoratori retribuiti a ore venivano sovra-impiegati da Foodora, mentre quelli a cottimo erano lasciati sostare ai punti di partenza, generando così un guadagno indiretto di immagine all'impresa.
«Questo - continuano i legali - è un fenomeno di tipo nuovo.
Serve una definizione, altrimenti non viene rispettata la dignità del lavoratore». Dopo gli scioperi dello scorso anno contro le condizioni di lavoro di Foodora, i sei rider non vennero più chiamati. «Un licenziamento orale» illegittimo secondo i ricorrenti, su cui si dovranno esprimere i giudici.
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