Uber pop bloccato in tutta Italia, il Tribunale di Milano: «Concorrenza sleale con i taxi»

Uber pop bloccato in tutta Italia, il Tribunale di Milano: «Concorrenza sleale con i taxi»
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Martedì 26 Maggio 2015, 11:51 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 16:23
Il Tribunale di Milano ha disposto il blocco di 'Uber-pop', uno dei servizi messi a disposizione dalla app Uber, su tutto il territorio nazionale con inibizione dalla prestazione del servizio. È stato dunque accolto il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per «concorrenza sleale».



Nelle scorse settimane, infatti, le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da un team legale composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti e Alessandro Fabbi, avevano presentato un ricorso cautelare ed urgente per chiedere l'oscuramento della 'app' Uber-Pop, uno dei servizi messi a disposizione dalla multinazionale americana Uber che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza, e l'inibitoria dal servizio.



Oggi il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, con un'ordinanza ha accolto il ricorso, accertando, da quanto si è saputo, la «concorrenza sleale» del servizio del gruppo Uber. Il giudice con un provvedimento cautelare ha disposto il blocco di Uber-Pop e l'inibitoria della prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Nel suo provvedimento il magistrato ha chiarito che Uber avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi all'inibitoria disposta, altrimenti scatteranno delle penali. Contro il provvedimento cautelare, in ogni caso, c'è la possibilità da parte di Uber di fare ricorso.



Il giudice. L'app Uber-Pop è paragonabile al servizio di radio taxi e dunque è «interferente con il servizio taxi organizzato dalle società, svolto dai titolari di licenze». Così il giudice Claudio Marangoni motiva il blocco dell'app di Uber per «concorrenza sleale» nell'ordinanza cautelare appena notificata alle parti. Secondo il magistrato, la richiesta «di trasporto trasmessa dall'utente mediante l'app Uber-pop oltre a essere modalità tecnica già utilizzata dalle cooperative di tassisti, appare di fatto del tutto assimilabile al servizio di radio taxi».



I tassisti. «Siamo dovuti arrivare in aula di giustizia perchè qualcuno decidesse, nessuno voleva prendersi questa responsabilità: prima di ricorrere in Tribunale ci siano rivolti a Comune, Regione, al Governo, tutto inutile». Così Pietro Gagliardi, responsabile sindacale per la categoria dei tassisti dell'Unione Artigiani della Provincia di Milano. «È una grande vittoria - ha aggiunto - e non l'abbiamo fatto solo per noi e il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti». «Esistono delle regole, delle norme da seguire - ha detto ancora Gagliardi - non può arrivare una società anche se è un'importante multinazionale a stravolgerle, in nome di cosa poi? della tecnologia e dell'innovazione? ma noi abbiamo tecnologia e innovazione da vendere».
I tassisti, ha spiegato ancora il rappresentante sindacale, non si fanno illusioni, certi di aver vinto oggi solo una battaglia perchè la guerra sarà ancora molto lunga. «Intanto questo mi sembra un ottima risultato perchè fino ad oggi nessuno si era voluto assumere questa decisione - ha aggiunto - E, ripeto, non è una difesa di categoria, noi ci preoccupiamo anche della tutela dei clienti: chi finora è salito su un taxi sa di avere a che fare con un professionista di questo lavoro e può stare tranquillo, diamo garanzie e sicurezza, si potrà dire lo stesso in futuro?».




La società. «Ora faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro città». Lo ha dichiarato Zac De Kievit, Legal Director Uber Europa.



Il Codacons. La sentenza del Tribunale di Milano che ha bloccato il servizio «Uber pop» in tutta Italia, rappresenta per il Codacons «un danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini». «È impensabile che un paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia - afferma il presidente Carlo Rienzi - Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall'altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza». «Ciò che serve, semmai, è integrare Uber nel mercato italiano rendendolo conforme alle disposizioni vigenti, garantendo legalità e sicurezza senza danneggiare gli altri operatori. Per tale motivo - prosegue Rienzi - rivolgiamo oggi un appello al Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, affinché studi le misure necessarie a rendere pienamente legale Uber senza limitazioni medievali alla concorrenza».
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