L'allarme, alla centrale operativa del 112, è stato dato attorno alle 13 dal coniuge con il cellulare. La moglie, come tutti i componenti della comitiva di escursionisti d'alta quota, non era in cordata. Procedeva da sola, in fila indiana lungo il ripido pendio, quando all'improvviso è accaduta la disgrazia. «Non è da escludere che abbia messo un piede su una lastra di ghiaccio che le è stata fatale, determinandone la caduta nel vuoto», ipotizza uno dei tanti soccorritori impegnati diverse ore per il recupero del corpo con l'ausilio dell'elicottero decollato dall'aviosuperficie di Caiolo (Sondrio).
Gli uomini della VII Delegazione di Valtellina e Valchiavenna, con i militari del Sagf della Guardia di finanza di Bormio, hanno impiegato diverse ore per portare a termine le operazioni di recupero del corpo senza vita della vittima bresciana.
La 45enne Paola Ferrari, secondo il racconto degli amici che hanno assistito impotenti alla sua tragica fine, aveva nel Dna la montagna, era un'esperta di ascensioni alpinistiche di diverso grado di difficoltà. «Lavorava in una struttura alberghiera e appena gli impegni di lavoro glielo consentivano raggiungeva le amate vette per una nuova impresa. Non la fermava nessuno», dicono.
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