Uccise due mogli e le diede in pasto ai maiali: il ritrovamento di un'unghia fa riaprire inchiesta a Vicenza

Il perito Dominic Salsarola e Valerio Sperotto
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Sabato 18 Novembre 2017, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 17:26
Il ritrovamento dell'unghia di un alluce in una porcilaia ha avvalorato le ipotesi di uno sconvolgente  duplice omicidio: la procura di Vicenza ha deciso di riaprire il caso riguardante la scomparsa di due donne avvenuta a cavallo tra gli anni '80 e 2000 nell'Alto vicentino. Si tratta di entrambe le mogli di un allevatore di maiali di Velo d'Astico (Vicenza) Valerio Sperotto, che morì nel 2011 all'età di 64 anni.

L'unghia è l'elemento di prova che a vent'anni di distanza potrà forse aiutare a risolvere il cold case di due donne. Le donne erano sparite a 11 anni di distanza l'una dall'altra. La scoperta dei poveri resti è stata fatta dagli archeologi forensi nel corso degli scavi, iniziati nel novembre 2017, all'interno di un'area dove Sperotto allevava i maiali. Le analisi hanno confermato che l'unghia del piede apparteneva a Virginia Mihai, seconda moglie romena dell'uomo, di cui si erano perse le tracce nell'aprile del 1999 dopo un litigio con l'allevatore. La sua auto era stata ritrovata a Vicenza chiusa a chiave e con il portafoglio all'interno.

L'esito della consulenza sulle tracce del dna compiuta dai Ris su uno spazzolino da denti e arrivata sulla scrivania del pm Hans Roderich Blattner, che ha riaperto il fascicolo due anni fa, non lascia dubbi: la corrispondenza è del 100% positiva con quella di Mihai. L'unghia, lunga due centimetri, proverebbe che il corpo della donna è stato fatto sparire nella porcilaia presumibilmente da Sperotto, da cui la vittima si stava separando.


È la stessa fine, secondo le ipotesi investigative, che potrebbe aver fatto anche la prima moglie dell'uomo, Elena Zecchinato, «Ivette» per gli amici, di cui si sono perse le tracce nel 1988. «Si era allontanata dall'abitazione per una passeggiata nei boschi di Velo e da allora non è stata più vista» si disse all'epoca. Le nuove prove faranno partire a luglio delle ricerche più approfondite sulle tubature e sulle vasche della porcilaia, ormai in stato di abbandono, dove i Carabinieri sono tornati nelle ultime ore per un sopralluogo.

Di inchieste in questi anni su queste misteriose sparizioni ne sono state aperte diverse, facendo finire Sperotto, che all'epoca aveva venduto i maiali in fretta e furia, indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Ma la sua posizione, nonostante i sospetti per la tardiva denuncia di scomparsa, è sempre stata archiviata. «È una congiura» aveva sempre risposto l'uomo, incolpando le compagne di essere fuggite con l'intenzione di inguaiarlo.

Gli investigatori sono anche convinti che l'allevatore possa aver avuto un complice, una persona che ha materialmente portato l'auto della seconda moglie a Vicenza per depistare gli accertamenti dell'epoca. Una vicenda intricata in cui entra nel 2017 pure il costruttore Bortolo Miotti, raccontando di aver visto durante uno scavo uno scheletro, un teschio e delle ossa lunghe nel terreno un tempo di Sperotto che aveva appena acquistato.
Nonostante le ricerche di quelle ossa non è stata trovata traccia, tanto che l'uomo è finito nei guai per simulazione di reato.


L'uomo, sul quale si erano già concentrati i sospetti (ma senza esito), aveva sempre negato ogni responsabilità sulla scomparsa delle consorti. Dopo il secondo caso, partì un'indagine approfondita con l'uomo sospettato di omicidio e occultamento di cadavere, ma tutte le inchieste non portarono a nulla e furono archiviate, con l'allevatore prosciolto.

A suo tempo si profilò una soluzione terribile ossia che Sperotto potesse avere ucciso le mogli per poi darle in pasto ai maiali per fare sparire i corpi. In questi giorni sulla proprietà ormai abbandonata da anni stanno lavorando i carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza e della compagnia di Schio con i colleghi dei Ris di Parma, che stanno effettuando degli scavi nei pressi dei capannoni in via Villa di Sotto, al tempo adibiti all'allevamento di suini. Proprio al laboratorio di Parma sono stati inviati reperti trovati nel terreno, tra cui frammenti di ossa che potrebbero essere umane.

Sulla vicenda è stata chiesta la consulenza dell'archeologo forense Dominic Salsarola, lo specialista che recuperò la salma di Yara Gambirasio, al lavoro a Velo d'Astico assieme ad alcuni collaboratori. 
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