Catturato il superlatitante Vottari, la mente della strage di Duisburg: eccolo mentre esce dal bunker dove si nascondeva

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Mercoledì 22 Marzo 2017, 15:03 - Ultimo aggiornamento: 20:46

Un filmato girato dai carabinieri lo immortala mentre sbuca dal bagagliaio di una Nissan guidata dalla moglie. Correva l’anno 2007 e a San Luca soffiavano venti di guerra. Per sfuggire al fuoco nemico del clan Nirta, il mammasantissima Santo Vottari girava accartocciato nel cofano dell’auto. All’alba di ieri, dieci anni dopo quel video, per il boss sono scattate le manette. Supportati dall’alto da un elicottero, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno messo fine alla sua latitanza. Nel suo covo, un bunker sottoterraneo, sono stati trovati dei pizzini. Quando si è visto accerchiato, il ricercato è uscito allo scoperto, saltando fuori da una botola nascosta nella viscere della terra. La barba incolta, visibilmente stanco, il padrino si è consegnato senza opporre resistenza :“Sono innocente, la giustizia vuole martoriare me e la mia famiglia”, ha esordito davanti agli uomini dello Squadrone cacciatori. Così, in un bunker nascosto nel sottosuolo di San Luca, è finita la latitanza del “don” ricercato per dieci lunghi anni. In tanti gli avevano dato la caccia, ma nessuno era riuscito a trovarlo. Fantasma. Il nascondiglio del mammasantissima era collegato con la sua abitazione, tre piani di edificio ai piedi dell’Aspromonte. Nato il 6 dicembre 1972,  l’uomo è indicato dagli inquirenti come un big della ndrangheta e del narcotraffico. Il padre è morto ammazzato nel pieno della ruggente faida di Motticella, il fratello, Francesco, è stato condannato all’ergastolo. Ha armato i sicari della strage di Natale. Era il 25 dicembre 2006. Quel giorno, una batteria di mafiosi ha sparato all’impazzata davanti casa del boss Gianluca Nirta, uccidendo la moglie, Maria Strangio. Il sei gennaio, festa dell’Epifania, la vendetta. Il primo a cadere sotto i colpi del clan Nirta è un agricoltore, Bruno Pizzata. Muore ammazzato lui, muore ammazzato Rocco Aloisi, fanno secco l’imprenditore Giuseppe Campisi. Tutti fedelissimi della famiglia Vottari. Li hanno uccisi uno dietro l’altro, in aperta campagna. Erano i primi, non gli ultimi. Gli ultimi sono stati assassinati a Duisburg, in Germania, il 15 agosto 2007, quando la polizia tedesca trovò i cadaveri di sei italiani riversi sull’asfalto. Erano tutti fidati del mammasantissima Santo Vottari. Per non incrociare i rivali per strada, stando ai filmati girati all’epoca dai carabinieri, il padrino s’infilava nei bagagliai delle auto. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno intercettato la voce di un autorevole mafioso.”Dopo l’uccisione della moglie – disse l’intercettato Nicola Romano – Gianluca Nirta chiese a Santo Vottari la testa di chi aveva sparato, ma lui si rifiutò”.

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