«L'America scoperta da Marco Polo, non da Colombo»: lo studio che riscriverebbe la storia

«L'America scoperta da Marco Polo, non da Colombo»: lo studio che riscriverebbe la storia
di Anna Guaita
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Martedì 30 Settembre 2014, 22:04 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 20:53
Quando Cristoforo Colombo mor, nel 1506 in Spagna, era ancora convinto che la terra su cui era approdato in ben quattro viaggi fra il 1492 e il 1502 fosse l'India.



Che il navigatore genovese sia stato il primo ad aver "scoperto" l'America e averla portata nell'orbita politica ed economica europea è comunque un dato storicamente accettato. Negli ultimi anni tuttavia ha preso forza la teoria che anche Marco Polo abbia saputo dell'esistenza di "una terra oltre il mare". Teoria nata in seguito al ritrovamento di 14 pergamene conservate nei meandri della Library of Congress a Washington da quando, negli anni Trenta, furono regalate al governo americano da un immigrato italiano, tale Marciano Rossi, che le aveva riposte in un baule.



Quattro di queste pergamene sono testi scritti che riportano racconti dei viaggi del veneziano, dieci sono vere mappe su cui è facile riconoscere i contorni dell'Alaska, dello Stretto di Bering, delle isole Aleutine e della costa americana del nord-ovest. Per Marco Polo, quelle coste si chiamavano "Fusang" una parola che nel cinese dell'epoca significava "terra oltre il mare".



IL FUSANG

Se ne deduce che alla fine del Duecento, quando Marco Polo arrivò in Cina seguendo la Via della Seta, venne a conoscenza dell'esistenza di una terra misteriosa. Nei documenti, il veneziano spiega che Fusang si poteva raggiungere «con 40 giorni di navigazione». Niente però ci fa pensare che ci sia andato lui stesso: le informazioni gli erano state date da un mercante siriano incontrato nella Penisola di Kamchatka, l'estremo lembo del continente asiatico, proprio di fronte all'Alaska.



La vicenda di questi documenti, tanto a lungo giacenti alla Library of Congress, viene raccontata in un libro di prossima uscita qui negli Usa, "The Mysteries of the Marco Polo Maps", il cui autore, Benjamin Olshin è un cartografo dell'Università di Pennsylvania che tra l'altro teorizza che le pergamene non siano originali, ma copie di secoli dopo.



Per l'appunto lo studio delle mappe di Marco Polo arriva proprio quando un'altra università americana sta avvicinandosi a decifrare i misteri della mappa alla quale si ispirò invece Cristoforo Colombo. La rivalità fra le antiche repubbliche marinare di Genova e Venezia si rinnova nell'America del Duemila.



Alla biblioteca Beinecke della Yale University un gruppo di ricercatori sta infatti lavorando per decifrare il ricco testo scritto che commenta la famosa mappa del mondo firmata da Henricus Martellus intorno al 1490. Il cartografo tedesco - il cui vero nome era Heinrich Hammer - visse a Firenze dal 1480 al 1496, e gli storici sono convinti che fu l'analisi della sua carta a convincere Colombo che navigando verso ovest avrebbe raggiunto le Indie. Nella mappa infatti c'è un grande vuoto dove dovrebbe esserci il continente americano, e invece il Giappone appare molto più a sud e vicino all'Europa.



LA TECNOLOGIA

La "Mappa Martellus" è da tempo di proprietà della Beinecke, ma finora non era esistita una tecnologia abbastanza avanzata e sicura per decifrarne il testo scritto. Dopo secoli, l'inchiostro è quasi completamente sbiadito. A guidare l'opera di ricostruzione attraverso la tecnica del "multispectral image", finanziata dal governo americano, è il cartografo Chen Van Duzer. Ci vorranno mesi per decifrare tutto, ma possiamo aspettarci rivelazioni stupefacenti.



Già sappiamo qualcosa: nelle lunghe ore che Colombo deve aver trascorso davanti a quella mappa, fra le altre cose imparò che nel mezzo dell'Oceano Indiano «c'è un orrendo mostro che si chiama Sirena». Imparò anche che nell'estremo nord dell'Asia viveva un popolo che «non beveva vino e non conosceva il grano», che «cavalcava le renne come cavalli». Ironia della sorte: gli storici pensano che questi particolari siano arrivati sulla carta che ispirò Colombo dai racconti di Marco Polo nel suo "Il Milione".



Alla fine del '400, dunque, un giovane genovese imparò a memoria, forse copiò, una mappa che conteneva tante rivelazioni sui popoli del mondo basate sui racconti favolosi di un veneziano di duecento anni prima. Su quella mappa però non c'era nessuna indicazione su Fusang, la Terra al di là del Mare. Colombo si apprestava a trovarne la costa atlantica arrivandoci dall'Europa, via mare. Allora nessuno sapeva che Marco Polo ne aveva (forse!) già scoperto la costa del Pacifico, arrivandoci via terra, dall'Asia.
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