«La maggioranza delle persone non ha preso parte all'esodo.
Dobbiamo capire le cause che lo hanno provocato». «Myanmar non teme lo sguardo della comunità internazionale», ha affermato. «Il nostro governo sta compiendo ogni sforzo per promuovere pace e stabilità», ha aggiunto. Suu Kyi non ha usato il nome “rohingyàa”durante il suo discorso, se non per identificare l'Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), il gruppo militante che ha attaccato polizia e postazioni militari il 25 agosto, scatenando l'ultimo round di violenze nello stato di Rakhine: la premio Nobel ha infatti voluto sottolineare che i musulmani non sono l'unico gruppo vittima delle violenze, facendo presente che anche esponenti di altri gruppi etnici e religiosi sono scappati dalle zone di conflitto.
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