Brexit, il referendum bis di Farage: «Così faremo tacere gli oppositori»

Brexit, il referendum bis di Farage: «Così faremo tacere gli oppositori»
di Cristina Marconi
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Venerdì 12 Gennaio 2018, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 23:17

LONDRA - Nigel Farage, ex leader Ukip e indiscusso padre spirituale della Brexit, farebbe un secondo referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea. Non perché abbia cambiato idea, dice, ma perché con un risultato che prevede ancora più netto di quello del 23 giugno 2016 (52% per l'uscita e 48% contro) si metterebbe un punto finale sullo spinosissimo tema, una volta per tutte.

«Forse, ma solo forse, sto arrivando al punto in cui penso che ci vorrebbe un secondo referendum per chiudere l'intera questione», ha spiegato durante un'intervista, aggiungendo che «quello che è certo» è che gli oppositori della Brexit come l'ex premier Tony Blair e l'ex leader LibDem Nick Clegg «non desisteranno mai e poi mai» e «continueranno a frignare, lamentarsi e piagnucolare per tutta la durata del processo» di uscita, che si chiuderà il 29 marzo 2019.

Meglio sarebbe «chiudere la cosa» con un secondo voto cosicché «Blair possa sparire nella totale oscurità», ha proseguito Farage, a cui ha fatto subito eco la voce dell'altro fondatore di Leave.EU, il gruppo di pressione per la Brexit, il milionario Arron Banks, secondo cui per evitare di precipitare inavvertitamente in una «falsa Brexit» la gente dovrebbe «tornare alle urne e urlare dai tetti delle case il proprio sostegno per una vera Brexit». Alla luce delle enormi difficoltà pratiche e politiche sorte all'indomani del voto del 2016, non sorprende che da Downing Street sia arrivata una risposta secca: «Non terremo un secondo referendum».

PENSIONE EUROPEA
Ma Farage, che nonostante la fede antieuropeista ha annunciato che non rinuncerà alla sua pensione da deputato a Strasburgo da 80mila euro all'anno per non «far soffrire la sua famiglia», non è solo a ipotizzare un secondo voto e le sue parole sono state accolte con entusiasmo dagli attivisti pro-Ue, che hanno sottolineato come l'idea stia «guadagnando sostegno».

Mentre Tories e Labour, partiti entrambi spaccati in materia d'Europa, hanno ufficialmente respinto l'idea di un secondo voto, i LibDem sarebbero a favore. Di suo il laburista Chuka Umunna ha però messo in evidenza come «forse per la prima volta in vita sua, Nigel Farage stia dicendo una cosa giusta», poiché «in una democrazia come la nostra il popolo britannico ha tutto il diritto di poter cambiare opinione sulla Brexit».

Ukip, ex partito di Farage, ha risposto con un «no, no, no» ad una proposta che regalerebbe una «vittoria morale» a chi vuole piegare la volontà democraticamente espressa dal popolo britannico. Teoricamente non sarebbe impossibile votare una seconda volta: i deputati di Westminster dovrebbero approvare una legge apposita, nell'ipotesi ancora assai remota che si formi un consenso sufficiente per lanciare una nuova scommessa di questa portata, aprendo la strada ad un'altra campagna dall'esito imprevedibile.

Nonostante le evidenti difficoltà incontrate nei negoziati con Bruxelles e la totale mancanza di unità di visione su come affrontare il divorzio dall'Unione europea, l'opinione pubblica sta cambiando idea in maniera lenta sulla questione: per ora i sondaggi dicono 51% pensa che Brexit sia stato errore e 49% pensa che no, è stato giusto così. Ma lo scenario è cangiante e fluido, e la partita appare ancora da giocare.

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