Determinanti gli elettori musulmani «Ma non daremo un voto anti-Le Pen»

Determinanti gli elettori musulmani «Ma non daremo un voto anti-Le Pen»
di Francesca Pierantozzi
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Domenica 23 Aprile 2017, 14:41
PARIGI Loubna ha 24 anni, di giorno fa la bidella in una scuola media di Courbevoie, banlieue ovest di Parigi, di sera studia. Deve terminare un master e preparare il Capes, il concorso per diventare insegnante. «Mi chiede per chi voto perché ho il velo? Non ci posso credere! Però glielo dico: voto Asselineau, ecco. Sono stufa di votare ogni volta per sbarrare il passo al Fronte nazionale. Questa volta voterò per un candidato minore che mi piace e tanto peggio se passa Le Pen». Loubna se ne va, più che scocciata pare divertita dall'imbarazzo della cronista a caccia di voti musulmani per Parigi: «Ma non penserete mica che votiamo tutti nello stesso modo». Come dire: non preoccupatevi, François Asselineau - candidato anti Europa, che non si stanca di ripetere di quanto Algeria, Tunisia Marocco e Senegal ci siano più affini di Lettonia e Estonia - non arriverà all'Eliseo.

Eppure in Francia un voto musulmano esiste e può anche decidere un presidente. È successo cinque anni fa. L'86 per cento dei musulmani francesi votò per François Hollande, che vinse l'elezione con il 51,56 per cento. «Furono determinanti» assicura Jérome Fourquet, direttore dell'Ufficio Opinioni dell'Istituto di sondaggi Ifop, esperto in sociologia e geografia elettorale.
È stato tra i primi a creare strumenti alternativi per fotografare un voto che il divieto francese sulle statistiche etniche renderebbe invisibile. Senza grandi sorprese, la gauche è stata sempre nel cuore dei musulmani di Francia, per le sue posizioni sul razzismo, il colonialismo, il multiculturalismo. La luna di miele è però finita. Hollande ha deluso.

I TEMI
La legge sulle nozze gay non è piaciuta a tutti, ma molti avrebbero potuto passarci sopra se non ci fossero stati gli scarsi successi sul fronte dell'occupazione e le posizioni perentorie dell'ex premier Manuel Valls su laicità e velo. Le prime avvisaglie del disamore ci sono state con le elezioni comunali del 2015: i musulmani questa volta si sono astenuti in massa provocando - sempre secondo Fourquet, autore di uno studio per la Fondation Jean Jaurès - il passaggio di molte città alla destra. Un'abitudine però non cambia, e non dovrebbe cambiare nemmeno questa volta: un forte rifiuto del Fronte Nazionale. La regola vale ancora: Nelle zone a più forte presenza di elettori arabo-musulmani, il risultato lepenista è sempre basso.

Difficile prevedere se anche questa volta saranno gli elettori musulmani a investire il prossimo presidente. All'annuale incontro dei musulmani di Francia - la 34esima edizione si è svolta dal 14 al 17 aprile alla Fiera di Bourget, appena fuori Parigi - nessuno degli undici candidati ha inviato un rappresentante alla tavola rotonda organizzata per discutere delle presidenziali. Si è presentato in compenso Camel Bechick, musulmano vicino al Movimento anti nozze gay e poco lontano anche dal Fronte Nazionale. È venuto a ricordare che «il voto musulmano di sinistra è finito dopo l'approvazione del matrimonio omosessuale» e ha anche lanciato un argomento su cui riflettere: «Perché mai noi, figli dell'immigrazione, non dovremmo porci la questione se non è arrivato il momento di controllarla?».

NESSUNA INDICAZIONE
I responsabili delle associazioni musulmane (per esempio, Musulmans de France, diretti da Amar Lasfar) non danno consegne ufficiali di voto, ma invitano a non astenersi. Detto questo, tutti invitano a scongiurare «il pericolo dell'estrema destra e delle sue idee che contraddicono i principi della nostra République». «Prima di essere musulmano sono un cittadino - è sbottato Mohamed, intervistato da Le Monde - Voterò Mélenchon proprio perché lui, almeno, ci lascia in pace con la religione. I programmi dovrebbero parlare di economia, non di religione!».