Egitto, Al Sisi, decisione su ricandidatura fra un paio di mesi. E sul caso Regeni: «Vogliamo scoprire i colpevoli»

Egitto, Al Sisi, decisione su ricandidatura fra un paio di mesi. E sul caso Regeni: «Vogliamo scoprire i colpevoli»
di Elena Panarella
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Giovedì 9 Novembre 2017, 15:26
Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha detto che annuncerà se intende ricandidarsi o meno per un secondo mandato quadreinnale dopo aver valutato le reazioni degli egiziani alla presentazione, prevista nei prossimi due mesi, dei risultati della sua presidenza. «Prima di dichiarare se concorrerò alle elezioni o meno», ha detto Sisi, «devo rendere conto di quello che ho fatto finora, negli ultimi quattro anni, per il popolo egiziano». «Forse in dicembre e in gennaio fornirò una lista delle mie realizzazioni durante il mio primo mandato alla presidenza e, sulla base delle reazioni che raccoglierò e dall’accoglienza degli egiziani», «reagirò», ha aggiunto parlando ieri sera a giornalisti a margine di un forum della Gioventù in corso a Sharm El Sheikh. Le elezioni presidenziali in Egitto sono previste per la prossima primavera e finora, secondo molti media e analisti, non sono emersi candidati credibili che possano prendere il posto di Sisi o sfidarlo con speranze di successo. 

E sempre durante il forum a Sharm el Sheikh ha parlato di Giulio Regeni: «Desideriamo scoprire i colpevoli di questo caso e stiamo agendo in maniera molto trasparente, su questo caso, con le autorità italiane e i procuratori italiani. Noi speriamo di poter avere una risposta appena possibile». Il presidente ha poi ricordato che il cadavere di Regeni fu trovato durante la missione imprenditoriale guidata dall’allora ministro Federica Guidi, vanificando potenziali investimenti italiani sul punto di essere realizzati in Egitto. «Pensiamo ci sia stato un tentativo, durante la visita di uomini d’affari e investitori italiani pronti a compiere investimenti, di distruggere quell’iniziativa» imprenditoriale, ha detto Sisi a margine del «Forum mondiale della gioventù» (World Youth Forum), aggiungendo poi: «Questo caso di Regeni ha posto fine a questa iniziativa e noi siamo stati i più colpiti», ha aggiunto, ecco perché «siamo ansiosi di risolvere questo caso». 

Sulle relazioni con l’Italia, il presidente rimane ottimista, nonostante le difficoltà per tornare alla normalità di prima. «La portata delle relazioni economiche, culturali e umane fra l’Egitto», il «suo governo, e gli italiani sono fra le migliori e sono state fortemente colpite da questo dossier», ha proseguito. Nel parlare di «relazioni uniche con l’Italia», Sisi ha detto che «non potremo mai dimenticare come l’Italia ha appoggiato l’Egitto nella rivoluzione di giugno». Il riferimento, implicito, è alla rivolta popolar-militare che nel 2013 portò alla caduta del presidente Mohamed Morsi. «Il primo invito a visitare un Paese europeo fu avanzato dal premier Renzi», ha ricordato quindi Sisi. «Per questo consideriamo quello di Regeni un dossier significativo». Il presidente ha anche affrontato la crisi nel Golfo Persico. «Qualsiasi minaccia al Golfo è una minaccia all’Egitto», ha detto, avvertendo Teheran di non immischiarsi nella regione mediorientale e nella sicurezza dei Paesi arabi del Golfo che non devono essere minacciati, ma auspicando allo stesso tempo la necessità di un dialogo per risolvere le crisi nell’area. Sisi ha sottolineato nuovamente il suo sostegno all’alleato saudita sullo sfondo delle recenti tensioni fra Riad e Teheran. Nei scorsi giorni l’Arabia Saudita aveva accusato l’Iran di essere dietro al lancio di un missile dei ribelli yemeniti sciiti Houthi su Riad e aveva minacciato che tale mossa può essere considerata «un atto di guerra». Il leader egiziano ha concluso affermando che Il Cairo non vuole nuove tensioni nell’area. «La regione è già abbastanza instabile e non abbiamo bisogno di altre complicazioni che coinvolgano l’Iran o Hezbollah, perciò non aggiungiamo nuove sfide». «Sono contrario alla guerra - e possiamo risolvere le crisi con il dialogo».

Sul caso Regeni, il ministro degli Esteri Agelino Alfano ha sottolineato: «Confidiamo che le sue parole spingano ancora di più tutto l’apparato egiziano nella ricerca della verità sul caso». «Siamo convinti che il presidente Sisi sia un interlocutore appassionato alla ricerca della verità. Abbiamo scelto di riprendere un certo livello di rapporti perché crediamo che la cooperazione con l’Egitto - ha aggiunto il ministro nella conferenza stampa a conclusione dell’incontro con l’omologo palestinese Riad Malki - sia indispensabile perché la tragica morte di Giulio Regeni non potrà rimanere impunita e noi faremo di tutto per avere la verità». L’Italia «si sta muovendo attraverso l’autorità giudiziaria italiana anche seguendo il canale della collaborazione con l’università di Cambridge, non solo attraverso il canale giudiziario ma anche attraverso il canale diplomatico, avendone io parlato nel corso di recenti incontri con il collega britannico Boris Johnson», ha concluso Alfano.
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