Egyptair, il mistero della strage: trovati in mare corpi e valige. «Fumo in cabina prima di sparire»

Egyptair, il mistero della strage: trovati in mare corpi e valige. «Fumo in cabina prima di sparire»
di Fabio Morabito
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Sabato 21 Maggio 2016, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 12:46

Due sedili, una valigia. E anche un braccio staccato dal corpo. La verità viene a galla piano, come quello che resta del volo MS804, partito da Parigi per Il Cairo, un Airbus 320 della Egyptair. Si è inabissato nella notte tra mercoledì e giovedì in quella parte del Mediterraneo che è il mar Egeo, al largo di due isole greche, Kassos e Karpathos. C’erano 66 persone a bordo, per lo più egiziane e francesi; due neonati e un bambino. Ci vorrà tempo - in quel punto il mare è molto profondo - per recuperare le scatole nere dalle quali ci si aspetta il racconto definitivo di quello che è successo. Anche se ieri sera la Cnn, da fonte egiziana, ha rivelato che pochi minuti prima della scomparsa dai radar c’era stato un allarme fuoco, o fumo, segnalato in automatico dai sensori a bordo.

LA PRIMA CONFERMA Due sedili, una valigia, e dalle navi egiziane che li hanno raccolti, prima di recuperare altro, è arrivata la conferma che sì, stavolta il punto di caduta del volo è stato individuato nonostante la velocità delle correnti. «Dieci miglia marine di distanza dall’ultimo punto noto del passaggio dell’aereo» hanno detto le autorità greche, appena informati dal Cairo. La tv egiziana ha precisato che i rottami sono stati recuperati nelle acque a circa 290 km a nord di Alessandria d’Egitto. Egyptair in serata fa l’elenco di quanto è stato recuperato: «Rottami dell'aereo, oggetti personali dei passeggeri, parti di corpi delle vittime, valigie e sedili». La Grecia partecipa alle ricerche di uomini e mezzi egiziani, francesi, britannici, turchi, statunitensi.

«La cosa più importante è che si trovino le scatole nere, e così può partire l’indagine vera e propria» dice al Guardian il responsabile dell'Agenzia per la sicurezza aerea greca, Athanasios Binis: «Ci sono tre cause per un disastro aereo: meteorologica, tecnica o umana. Meteorologica la si può escludere, le condizioni del tempo erano abbastanza buone. Ora resta da vedere se si tratta di un fattore tecnico o umano». Ci sono quelle «sterzate improvvise» con cui l’aereo è scomparso dai radar. Mike Vivian, ex responsabile per l’Aviazione civile in Gran Bretagna, ha detto alla Bbc che queste fanno pensare a «un’interferenza umana». Non un ordigno, quindi, ma magari un aggressore entrato nella cabina di pilotaggio. O altro ancora. IL PUZZLE La previsione è che ci vorranno diversi giorni per recuperare le scatole nere. Ora si può solo comporre un puzzle con le informazioni credibili e accertate. Dopo un primo giorno di notizie in libertà come una presunta esplosione in volo, mai confermata e da una fonte, l’intelligence Usa, smentita.

La Bbc sostiene che c’è un “buco” di 50 minuti di silenzio fino al disastro. Quaranta minuti dopo l’ultima comunicazione con la torre di controllo (definita «normale») i controllori del traffico aereo infatti avrebbero provato invano, e più volte, a comunicare con l’Airbus. In questo tempo è scattato l’allarme antifumo. Stava bruciando qualcosa? Altri dieci minuti, ed è scomparso il segnale radar. Sempre la Bbc parla di un atterraggio d’emergenza al Cairo dello stesso velivolo, nel 2013. Un motore surriscaldato. Fatto è che l’Egitto stavolta (e non come nel caso della morte di Giulio Regeni) ha accolto subito gli specialisti francesi nella commissione d’inchiesta. Le motivazioni (ufficiose) sono in due fatti: che 15 passeggeri morti erano francesi, e che il velivolo era di costruzione francese. E da Parigi, anche, si esibisce cautela. Non ci sono prove che sia successo quello a cui tutti inevitabilmente pensano: un attentato.

 

C’è allerta anche in Italia. «Certamente non si può escludere che si sia trattato di un attentato terroristico» sostiene il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Eppure una rivendicazione ancora non c’è. Mentre per l’aereo russo partito da Sharm el Sheik e fatto esplodere mentre sorvolava la piana del Sinai l’ottobre scorso, l’Isis si dichiarò responsabile dopo poche ore. Ci sarebbe quindi da aspettare, ma si polemizza lo stesso sulla presunta violata sicurezza dell’aeroporto parigino Charles de Gaulle. Non si esclude però neanche un ordigno nascosto in uno scalo precedente (Tunisi o Asmara). Dalla sicurezza europea si assicura che tra i passeggeri non c’erano nomi segnalati come potenziali terroristi. Ma le domande irrisolte non sospendono la paura collettiva in questi già due giorni di mistero.

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