Elezioni in Francia, Macron: per lo sprint finale offerta al ceto medio

Elezioni in Francia, Macron: per lo sprint finale offerta al ceto medio
di Mario Ajello
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Lunedì 24 Aprile 2017, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 07:05

Non evoca mai la paura, in una Francia martoriata dal terrorismo islamico, e non fa che parlare di «libertà», «progresso», globalizzazione, Europa. La sua Francia, la Francia di Emmanuel Macron, se il ballottaggio lo vincerà lui, sarà dunque una Francia anti-congiunturale. Ossia diversa rispetto al vento che soffia e che odora di chiusura, di paura, di rinazionalizzazione delle coscienze, di rabbie sociali reali e fomentate. Questo giovane ex banchiere Rothscild, formato alla superscuola dei tecnocrati dell'Ena, ex consigliere, ex ministro di Hollande, leader senza partito, si è imposto capitalizzando il malessere del Paese, la crisi dei socialisti e le divisioni dei gollisti, e da oggetto politico non identificato si è trasformato nella grande speranza dell'Europa non populista. Ora sarà più social - del tipo: «Vanno risolte le gravi diseguaglianze tra i cittadini» - per captare il favore dei socialisti e magari di una parte dei votanti di Mélenchon. E sarà più muscoloso sui temi della sicurezza, per rivolgersi meglio all'elettorato di Fillon che su questo è molto simile a quello della Le Pen. E comunque, resterà in vista del ballottaggio il nucleo essenziale della sua visione della Francia. Presa in prestito da una pagina dei «Miserabili» di Victor Hugo. Quella con cui Macron ha chiuso l'ultimo discorso della campagna elettorale: «Tentare, osare, insistere, perseverare, essere fedeli a se stessi, affrontare il destino corpo a corpo, tener duro, tener testa. Ecco l'esempio di cui i popoli hanno bisogno, ecco la luce che li elettrizza».

SENZA PARTITO
La sua Francia europeista, internazionalista, tecnologica, finanziaria, oltre la destra, oltre la sinistra e oltre i partiti (Macron un partito non ce l'ha e questo potrebbe essere il suo punto debole come governante) potrebbe diventare l'incarnazione del soft power e rappresentare una sfida all'ideologia del declino e della chiusura e dunque in piena crisi dei Lumi si riparte dall'illuminismo. Ma non sarà facile, visto che la guerra in corso non è solo una fantasia della Le Pen ma una realtà rispetto alla quale Macron - «Il mio programma è difendere tutti i francesi» - dovrà attrezzarsi con una durezza che finora non ha mostrato di avere. «Più Europa significa più sicurezza»: così recita il mantra securitario di Macron. Il quale ha osato superare - e qui sta la chiave del suo successo - una linea bloccata dal 1789 tra la destra e la sinistra. E ancora: stare fuori dai partiti e dal sistema politico consolidato, criticare la casta ma senza demagogie grilline, rottamare senza sbandierare sguaiatamente l'ideologia (evidentemente invecchiata anzitempo) della rottamazione, prendere da tutti e rivolgersi a tutti, insistere in maniera non trombonesca su libertà, fratellanza, uguaglianza, parlare alla classe media sbranata dalla crisi e bastonata dalla mondializzazione cercando di rincuorarla e dicendole che saprà riprendere il suo posto nella società. Se al secondo giro vincerà, a far vincere Macron, così come già accaduto al primo turno, sarà questo milieu innovativo che affonda però, rivisitandola, nella storia di un Paese come la Francia che è sempre stato all'avanguardia. Formare una grande maggioranza di governo intorno a queste assi, però, non sarà agevole per l'uomo nuovo che ha bruciato tutte le tappe e tutti i competitori.

RICUCITURA
Macron vuole togliere l'Imu sulla casa all'80 per cento dei francesi e cerca di riunire la nazione - operazione complessa assai - dicendo che la colonizzazione fu un crimine contro l'umanità. E il consenso di molti dei circa 5 milioni di francesi di origine maghrebina gli è arrivato anche mediante questo approccio non divisivo e non spaventato, che è l'opposto di quello della destra versione Le Pen e modello Fillon. Macron è quello che rilancia, per un «new deal europeo», il rapporto tra tedeschi e francesi. E le più importanti cancellerie europee fanno il tifo per lui. Ma l'eccesso di endorsement potrebbe nuocergli nel secondo tempo della partita per l'Eliseo.
Mentre, in politica interna, non appare troppo difficoltoso il suo progetto di varare una legge per la moralizzazione della vita pubblica. Rispetto a quello della Le Pen, il suo è un patriottismo aperto e il suo approccio pop è un inedito rispetto a quello di certa destra e di certa sinistra: contiene l'anti-politica ma in una versione dégagiste più di testa che di pancia. Forse però il suo punto di forza - l'estrema novità che egli rappresenta - potrebbe diventare all'Eliseo il suo punto debole, perché ancora gli manca quella struttura e quell'apparato adatti a una prova di governo. E su questo, infatti, Fillon ha insistito durante la campagna elettorale: «Macron è il marketing del vuoto». La leggerezza di Emmanuel, nel caso vinca il ballottaggio, dovrà riempirsi di solidità. Ma Macron, l'uomo senza troppo passato, ha dimostrato di saper crescere molto in fretta.
 
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