Vi ricordate la bellissima fotografia della bambina che copriva agli occhi alla sua bambola per non farle vedere gli orrori del mondo? Capelli a caschetto, mani paffutelle. Una foto emozionante che però venne vergognosamente strumentalizzata.
Qualcuno quest’estate, durante il conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas, iniziò a farla circolare sui social network dicendo che quella era una bambina palestinese, che quell’immagine era stata scattata a Gaza e che la piccola copriva gli occhi alla sua bambola “perché non veda la mostruosità di una guerra di sterminio”. Una frase subdola che, condannava Israele, e che si insinuava nella testa e nel cuore dell’ignaro lettore del web. Una fotografia e un testo divenuti virali al punto che ancora oggi c’è chi la condivide sulla sua pagina Facebook. Ebbene quella bellissima immagine non è mai stata scattata a Gaza e quella bambina dagli occhi tristi non era palestinese. La fotografia, infatti, ritrae una bambina turca. Risale al 2009, ben sei anni fa e con Gaza e il conflitto con Israele non c’entra davvero nulla. La protagonista è una bimba di Bursa, città situata a sud del mare di Marmara, in Turchia. E sul sito www.trekearth.com ci sono le altre immagini e i commenti che risalgono appunto all’ottobre del 2009.
Perché scriviamo tutto ciò? Perché in questi ultimi giorni un’altra fotografia sta facendo il giro del mondo: quella della bambina siriana che terrorizzata dalla guerra e dalla violenza alza le mani, in segno di resa, davanti all’obiettivo di una macchina fotografica che scambia per un’arma: alza i pugnetti uniti sulla testa, stringe le labbra in un accenno di pianto senza lacrime, per farsi catturare dal nemico come se aspettasse quel momento da quando è nata.
Guardando le due fotografie vicine si nota una incredibile somiglianza. Sembra proprio la stessa bambina anche se sicuramente non lo è. Molto probabilmente è solo una grande coincidenza. Ma, come diceva Giulio Andreotti, “A pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca”. Soprattutto sul Web.