Francia, Fillon trionfa alle primarie della destra. Sconfitto Juppé

Francia, Fillon trionfa alle primarie della destra. Sconfitto Juppé
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Domenica 27 Novembre 2016, 20:13 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 09:10

Netta vittoria di Francois Fillon alle primarie della destra francese. Francois Fillon ha ottenuto il 67,3% dei voti, contro il 32,7% del rivale Alain Juppè (quando sono stati scrutinati 8.374 seggi su un totale di oltre diecimila).

Stile Thatcher ma dietro un sorriso sornione e un eloquio rassicurante: Fillon, la cui arte della perseveranza fu dimostrata da 5 anni ininterrotti da primo ministro di un presidente turbolento come Nicolas Sarkozy, è quindi ad oggi l'uomo più accreditato per sfidare Marine Le Pen e il rischio che il Front National sbarchi all'Eliseo vista la scarsa popolarità di cui gode il presidente socialista Francois Hollande.

«Ho sentito gradualmente l'onda che ha travolto tutte le previsioni. Ha vinto la Francia della verità e dell'azione», ha detto Fillon davanti ai suoi sostenitori in visibilio, commentando la vittoria a valanga nelle primarie della destra. Nel momento della vittoria, Fillon ha rivolto il primo pensiero «a Nicolas Sarkozy», da lui eliminato al primo turno, e un «messaggio di amicizia, stima e rispetto» al candidato sconfitto, Juppé.

Quello che si chiude è stato «un quinquennio patetico» - ha detto ancora Fillon nel primo intervento da candidato all'Eliseo investito dalle primarie della destra - «dobbiamo ripartire in avanti come mai abbiamo fatto negli ultimi 30 anni». «Questa sera - ha detto Fillon - tendo la mano a tutti quelli che vogliono servire il nostro Paese».

Li ha eliminati uno dopo l'altro, prima Sarkozy, poi l'ex collega di governo agli Esteri Juppé. Adesso tutta la destra si compatta dietro Francois Fillon, l'uomo che i Republicains hanno deciso di lanciare nella corsa all'Eliseo dopo primarie vinte a valanga. E probabilmente contro Marine Le Pen, favorita da tutti i sondaggi al primo turno delle presidenziali. Mentre tutti gli occhi della Francia erano rivolti a destra, è a sinistra che è esploso il caos, con quella che è apparsa oggi come la decisione - inedita da parte di un primo ministro nella Quinta repubblica - di Manuel Valls di sfidare nella corsa alla candidatura il suo presidente, Francois Hollande.

Fillon aveva stravinto il primo turno, doppiando addirittura i voti di Sarkozy e non c'era troppa incertezza sul
ballottaggio. Ma le proporzioni della sua vittoria al duello contro Juppé hanno assunto le dimensioni di una valanga.
Il suo discorso molto thatcheriano in economia e conservatore sui temi sociali ha continuato a convincere durante quest'ultima settimana di campagna, quando si è trovato di fronte ad un Juppé prima incredulo, poi irritato. Il sindaco di Bordeaux non ha però mai insidiato il trionfo di Fillon e a tratti, nell'ultimo dibattito tv, è apparso addirittura rassegnato. In serata, non ha potuto fare altro che complimentarsi con il rivale. «Congratulazioni a Fillon per l'ampia vittoria. Da stasera sono con lui, gli auguro buona fortuna per la vittoria a maggio», ha detto visibilmente commosso fra gli applausi dei suoi sostenitori.

Gli opinionisti si sono già lanciati nella corsa all'ipotesi, se la scelta di un uomo rassicurante ma che non fa sconti sul versante sociale della sua politica, sia una buona o una cattiva notizia per Marine Le Pen, nella quasi certezza che il ballottaggio delle presidenziali di primavera veda l'estrema destra contro la destra. Affluenza ancora in aumento, dopo le cifre senza precedenti della settimana scorsa, oltre 4 milioni.

Fillon. Sessantadue anni, nato a Le Mans, madre docente di Storia e padre notaio, Fillon non ha fatto nulla per dissimulare la durezza del suo programma ultraliberista in economia e tradizionalista in campo sociale: immigrazione al minimo possibile, mezzo milione di tagli nel pubblico impiego, fine delle 35 ore, e così via. Meno spettacolare e con meno carica innovativa del Sarkozy che si presentò con il motto «lavorare di più per guadagnare di più», Fillon rivendica l'eredità thatcheriana e spaventa il Front National perché molte delle sue proposte somigliano alle ricette di Marine. Ma lui, che resta il premier che ha avuto più popolarità nella storia della Quinta repubblica, non si scompone e soprattutto riconosce che se diventerà presidente non saranno rose e fiori per i francesi: «Ammetto che rispetto a quello di Alain Juppé, il mio è un programma più brutale», ha detto nel corso dell'ultimo dibattito televisivo con il suo avversario diretto.

Anche in politica estera, scelte controcorrente per Fillon: secondo lui bisogna sospendere subito le sanzioni a Mosca e instaurare buoni rapporti con la Russia di Putin, con il quale intrattiene una forma di amicizia. Vorrebbe riaprire un'ambasciata a Damasco e sostenere l'azione russa anti-Isis in Siria.

Cattolico praticante, una moglie - la gallese Penelope Kathryn Clarke - e cinque figli, ha pochi vizi, al di là delle
calze rosse da cardinale che acquista regolarmente in una celebre sartoria ecclesiastica del centro di Roma. Roma e l'Italia sono la sua grande passione, ama la Toscana, conosce bene la Puglia, e passa quasi sempre le Alpi per trascorrere le vacanze insieme alla numerosa famiglia. Giornalista mancato dopo aver fatto diversi stage alla France Presse, scelse la politica su incoraggiamento del padre e diventò prima assistente parlamentare del deputato Joel Le Theule, nel 1976, poi suo vice capo di gabinetto al ministero della Difesa. Nel 1981, subentrando proprio a Le Theule nel suo collegio elettorale, fu eletto e diventò il più giovane parlamentare dell'Assemblea nazionale. Sotto la presidenza di Jacques Chirac e con Jean-Pierre Raffarin premier, fu ministro degli Affari sociali.

Anche il tranquillo Fillon ha conosciuto una dura sconfitta, e la vittoria alle primarie di oggi rappresenta per lui una forma di riscatto. Era il 2012: finita l'avventura al governo con la vittoria socialista, voleva diventare presidente dell'Ump, antenato dell'attuale partito dei Republicains ma un brutto incidente di motorino - anche questo in Italia, a Capri, mentre era in vacanza ospite di Luca di Montezemolo - lo costrinse a rallentare l'attività. La battaglia per la guida del partito se la aggiudicò Francois Copé, finito ultimo su sette nella corsa che si è conclusa oggi.

La sinistra. Ma se il voto di oggi ha archiviato la partita a destra, a sinistra «Manuel Valls ha puntato un missile a testata nucleare contro l'Eliseo», come ha osservato il giornalista politico Olivier Mazerolle: in un'intervista fatta uscire come una bomba ad orologeria proprio nel giorno della proclamazione del candidato dei Republicains, il premier si è detto pronto a scendere in campo nelle prossime primarie della gauche, anche contro Hollande. Una situazione che fin qui, nella Quinta Repubblica, non si era mai verificata. «Ho delle relazioni di rispetto, di amicizia, e di lealtà con il presidente - ha detto Valls - ma la lealtà non esclude la franchezza. Bisogna convenire necessariamente che in queste ultime settimane il contesto è cambiato. La pubblicazione del libro con le confidenze (a due giornalisti di Le Monde, ndr) ha creato un profondo smarrimento a sinistra. Di fronte a questo smarrimento, al dubbio, alla delusione, all'idea che la gauche non abbia alcuna chance, voglio spezzare questo automatismo che ci porterebbe alla sconfitta».

Un avvicinamento alla discesa in campo, da parte di Valls, che è cominciato da circa un mese, che è continuato giorno dopo giorno con maggior convinzione dopo che l'ex ministro Emmanuel Macron, suo rivale nel governo e nella considerazione di Hollande, ha deciso di candidarsi senza passare dalle primarie. Adesso, nessuno sa più cosa potrà accadere di qui al 10 dicembre - data fissata da Hollande per sciogliere la sua riserva e dichiararsi per la corsa alla conferma all'Eliseo - e dopo, fino alle primarie del 22 e 29 gennaio. Valls resterà capo del governo anche schierandosi contro Hollande? Ci sarà un rimpasto? I prossimi giorni, con la destra ormai allineata dietro il suo riunificatore, si annunciano molto movimentati nel campo della maggioranza e del Partito socialista. Con prospettive non incoraggianti: «Noi possiamo uscire polverizzati dal primo turno delle presidenziali - ha avvertito Valls -. La sinistra può morire».



 

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