Guerra dei 6 Giorni, la verità in uno speciale di Rai 3

Guerra dei 6 Giorni, la verità in uno speciale di Rai 3
di Franca Giansoldati
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Domenica 28 Maggio 2017, 19:54 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 15:30
A 50 anni esatti di distanza emergono particolari poco conosciuti sulla Guerra dei 6 giorni, il conflitto lampo durato dal 5 al 10 giugno 1967, vinto da Israele sugli Stati arabi e destinato a stravolgere gli equilibri del Medio Oriente, creare fratture all'interno delle sinistre in Europa (sulla questione palestinese) e cambiare la posizione dell'opinione pubblica sullo Stato di Israele. «E pensare che quella guerra scoppiò senza essere pianificata» spiega Gad Lerner autore dello speciale «Sei giorni, la guerra infinita» che andrà in onda su Rai 3, lunedì 29 maggio, in seconda serata. Già, perché i documenti divenuti disponibili, gli atti governativi che nel frattempo sono stati de-secretati così come le interpretazioni degli storici, sia arabi che israeliani, concordano nel ritenere che dietro quel conflitto lampo non vi fosse alcuna pianificazione. Una specie di eterogenesi dei fini. Così come non vi era nessun piano per occupare Gerusalemme Est e la Cisgiordania.

Eppure le cose andarono diversamente. Lo Stato ebraico minacciato da Egitto e Giordania riuscì ad ottenere un grande successo militare sugli arabi, in meno di una settimana, con un prezzo politico piuttosto alto. Le tensioni sembra che furono acuite da informative russe infondate. False. «In Egitto, il presidente Nasser si convinse che Israele stesse preparando un attacco in Siria. Furono i servizi di Mosca ad accreditare questa ipotesi» racconta ancora Lerner. Nasser dapprima annunciò il blocco dello Stretto di Tiran alle navi commerciali israeliane, poi chiese alle Nazioni Unite di ritirare i caschi blu dal Sinai e, nello stesso tempo, iniziò ad ammassare ingenti truppe al confine. In quei giorni la propaganda delle radio arabe (in lingua israeliana) terrorizzava la gente in Israele. Il ricordo dei campi di concentramento era ancora troppo vivo e angosciante. Il clima divenne cupo. «Vi annienteremo. Farete ancora quella fine». Era l'inizio della tempesta perfetta.

Nessuno in Israele si sarebbe mai aspettato una vittoria del genere, tanto rapida. Moshe Dayan, nelle riunioni, commentava preoccupato i risultati ottenuti, compreso la conquista di Gerusalemme Est. Fu lui ad impedire ai soldati israeliani di issare la bandiera israeliana sulla Spianata delle Moschee. Ma c'è di più. Alla morte del generale Uzi Narkiss, avvenuta circa 20 anni fa, fu ritrovato un diario sul quale aveva annotato un episodio singolare. Quando gli israeliani penetrarono la Città Vecchia di Gerusalemme, il rabbino capo Shlomo Goren che si occupava di seguire i militari, una specie di cappellano militare, chiese  al generale Narkiss se si assieme potessero andare a mettere 100 kg di tritolo sotto la moschea di Al Aqsa. Il generale si arrabbiò così tanto con il rabbino che gli intimò di andarsene altrimenti lo avrebbe fatto arrestare. In quelle stesse ore Israele terminava di conquistare la Samaria. Da lì si può dire che nacque la corrente del sionismo religioso che fino ad allora non aveva tanto peso e che sostanzialmente sosteneva che quei territori non andavano restituiti perchè era Dio che li aveva concessi. Al termine di quella guerra Israele si trovò triplicata l'estensione del suo territorio imponendosi come principale potenza militare della regione, capace di far fronte, contemporaneamente, agli avversari della coalizione araba: Egitto, Siria, Giordania, Iraq. E' in quel momento che prese a rafforzarsi la lotta tra i radicalismi religiosi.

Anche in Italia la Guerra dei 6 giorni provocò divisioni. Per esempio la lacerazione del rapporto storico tra ebrei e sinistra. Fino a poco tempo prima per gli ebrei era naturale sentirsi legati alla sinistra. Vi era dietro tutto lo scenario antifascista e le leggi antirazziali del 1938. Nel 1967 - visto che l'Unione Sovietica appoggiava l'Egitto e la Siria - i comunisti italiani si adeguarono. In questi giorni il Pci di Pajetta e sull'Unità, diretta da Ferrara, pubblicarono editoriali durissimi contro Israele, apertamente filo arabi. Un particolare che lasciò stupefatti gli ebrei italiani. All'interno del mondo intellettuale di sinistra si discostarono Pier Paolo Pasolini e anche Nenni ma di fatto si aprì una lacerazione profonda. Da allora si impose anche la questione palestinese.
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