Istanbul, Merkel a Erdogan: «Rispetti la democrazia o niente liberalizzazione dei visti»

Istanbul, Merkel a Erdogan: «Rispetti la democrazia o niente liberalizzazione dei visti»
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Martedì 24 Maggio 2016, 01:16 - Ultimo aggiornamento: 19:51

L'Europa vuole continuare a collaborare con la Turchia nella gestione della crisi migratoria, ma sul rispetto dei principi democratici non farà sconti. La cancelliera tedesca Angela Merkel sbarca a Istanbul per il primo World Humanitarian Summit con la testa all'atteso faccia a faccia con il padrone di casa, Recep Tayyip Erdogan. Un confronto di un'ora in cui non si sono risparmiate parole dure, soprattutto sulla deriva autoritaria del presidente turco. Che però non arretra e continua a minacciare di strappare gli accordi con l'Ue, compreso quello sui migranti. Nelle stesse ore, arriva la nuova apertura di Bruxelles a rafforzare le politiche di accoglienza. Con un monito agli Stati membri lanciato dal presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker: «Un continente di 508 milioni di abitanti, dovrebbe essere in grado di integrare 2 milioni di rifugiati».

L'esecutivo comunitario ha presentato sin dall'inizio «proposte concrete» per non lasciare soli i Paesi del Mediterraneo come Italia, Malta e Cipro, ha rivendicato Juncker, puntando il dito contro quegli Stati che hanno scelto «la via unilaterale senza una concertazione precedente e sufficiente con le istituzioni comunitarie e gli altri Stati coinvolti». L'accordo con la Turchia appare intanto sempre più in bilico. Mentre Erdogan si prepara a varare il nuovo governo del fedelissimo Binali Yildirim, l'incontro di Istanbul non spazza via le incognite. Anzi. «Per ottenere la liberalizzazione dei visti, la Turchia deve soddisfare tutte le condizioni» richieste dell'Ue, compreso un ammorbidimento della normativa antiterrorismo, ha ribadito Merkel.

L'obiettivo di Ankara di farcela entro luglio sembra definitivamente sfumato. «Ho detto chiaramente al presidente Erdogan che la Turchia ha bisogno di un Parlamento forte», è stato il monito della cancelliera, che già alla vigilia aveva espresso «forte preoccupazione» per la legge che ha tolto l'immunità ai deputati sotto inchiesta, mettendo quelli curdi a rischio di arresto. Erdogan, però, continua a dire che la legge antiterrorismo è intoccabile e accusa l'Ue di un «doppio standard», ricordando che «la Turchia ospita 3 milioni di rifugiati siriani e iracheni, più di ogni altro Paese, e ha speso oltre 10 miliardi di dollari per l'accoglienza, mentre la comunità internazionale ha investito finora 450 milioni».

Posizioni che restano distanti mentre sul terreno la situazione rischia di farsi ancor più delicata. Se il numero degli sbarchi nelle isole greche continua a restare sotto controllo, per Atene è il fronte continentale che rischia di esplodere. Il governo di Alexis Tsipras - anche lui oggi a Istanbul - si appresta a iniziare lo sgombero del campo di fortuna allestito dai migranti a Idomeni, al confine con la Macedonia. Atene ha inviato 9 squadre anti-sommossa e tra domani e mercoledì è atteso un intervento per sgomberare buona parte dei circa 8.500 profughi accampati, trasferendoli in altri centri di accoglienza greci.

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