Migranti, Boldrini a Lesbo: «Se affonda la Grecia affonda la Ue»

Migranti, Boldrini a Lesbo: «Se affonda la Grecia affonda la Ue»
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Sabato 13 Febbraio 2016, 12:55 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 07:47

Da qualche giorno non arriva nessuno. Il vento sferza a 30 nodi e il mare dell'Egeo è in tempesta, scuro e arrabbiato. Già in troppi sono morti tra queste onde. Lesbo ne ha accolti a decine di migliaia dall'inizio della crisi migratoria sulla rotta balcanica. L'isola è la prima frontiera dell'Europa per chi fugge da fame e guerra, dalla Siria, dall'Isis in Iraq, dall'Afghanistan, perfino dal Marocco. E di fronte allo sbarco di disperati, di uomini, donne, bambini, la popolazione non si è tirata indietro, si è rimboccata le maniche e ha aiutato come poteva, finchè non sono arrivati i rinforzi «istituzionali», ong, da gennaio anche la Guardia costiera italiana. «Siamo fieri di voi, che con la vostra umanità state riscattando l'Europa. Non vi lasceremo soli», è il messaggio che la presidente della Camera Boldrini ha voluto portare su queste coste, in un momento in cui la Grecia è sotto la lente di ingrandimento dell'Ue per la gestione delle frontiere esterne e che rischia di trovarsi isolata da Schengen. «Se affonda Lesbo, affonda la Grecia, affonda anche l'Europa», ha detto indossando un giubbotto salvagente recuperato, tra gommoni sgonfi e semplici canotti, sulla spiaggia di Skala Sykaminias, piccolo porticciolo di pescatori sulla costa orientale dell'isola, a meno di due miglia dalla Turchia.

Simbolo di questa umanità è la signora Emilia Kamvysi, la vecchina di 83 anni diventata un simbolo dell'accoglienza degli abitanti di Lesbo, tanto da farle valere la candidatura al Nobel per la pace. La 'nonninà, anche lei figlia di profughi e che in paese chiamano Militza, è stata immortalata in una foto diventata virale sul web mentre dava il biberon al figlio neonato di una giovane profuga. Nello scatto, sedute su una panchina accanto a lei, anche le sue amiche di sempre, Mariza (85 anni) e Efstratya (90). La cronaca di quei giorni racconta che Emilia prese in braccio e riuscì a calmare, cullandolo, il neonato infreddolito e affamato, come pure la sua giovane mamma siriana, stremati dalla traversata in condizioni disperate dalla Turchia. Finalmente il piccolo, una volta rasserenato, ha accettato il biberon che la donna gli offriva. Come tutti gli abitanti di Skala, le tre nonnine hanno aiutato come potevano i disperati in arrivo. «Continuate a farlo», le ha incitate Boldrini, ricevuta nella piccola e modesta casa di Mariza, con una stufa a legna e le tazzine coi fiori, portando in dono una sciarpa bianca e una targa di Montecitorio. Nel porto principale di Mitilene, Boldrini ha incontrato anche gli uomini della guardia costiera chiamati da Frontex a dare il loro contributo in mare. Dal 25 gennaio hanno soccorso più di 320 persone, fino a buttarsi in acqua per recuperare le persone in mare una ad una. «Naufraghi», li chiamano. E basta.

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