Terrore improvvisato/ Un’altra prova che il Califfato sta perdendo

di Alessandro Orsini
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Giovedì 23 Marzo 2017, 00:43
Londra è stata colpita da un attentato che ha provocato almeno quattro morti e numerosi feriti. Le modalità dell’azione - un’auto sui passanti guidata da un uomo armato di coltello - conduce diritto a una conclusione: l’Isis ha fallito la sua missione politica. Nato il 29 giugno 2014, lo Stato Islamico ha avuto tre anni di tempo. 

Tre anni per trasformare migliaia di musulmani d’Occidente in jihadisti, senza riuscirci. Dopo la strage di Parigi del 13 novembre 2015 lo Stato Islamico, utilizzando in modo sapiente l’arma del terrore psicologico, ci aveva indotti a credere che avrebbe realizzato moltissime stragi analoghe. Il 22 marzo 2016, ovvero 129 giorni dopo gli attacchi di Parigi, l’Isis organizzava la strage di Bruxelles. La comparazione tra le due stragi, già allora, rendeva chiaro che l’Isis, anziché avanzare nelle nostre città, attraverso una crescita delle sue capacità operative, arretrava, anche grazie ai colpi dei servizi di intelligence. 

Guardiamo i fatti. I morti di Bruxelles erano infatti 32 contro i 132 di Parigi; i terroristi impegnati nell’azione erano 4 contro 9; mentre i kamikaze erano 3 (senza i mitragliatori) contro 7. Per di più, fatto assai grave per l’immagine dell’Isis, l’artificiere delle due stragi era lo stesso. A partire dal 22 marzo 2016, niente più. 

Se la forza dell’Isis fosse stata pari alla sua propaganda, avrebbe dovuto realizzare 129 stragi in 129 giorni. Ma così non è stato. Le stragi successive a quella di Bruxelles, come quella del 14 luglio a Nizza, sono state realizzate da lupi solitari, senza contatti diretti con lo Stato Islamico. Insomma, l’Isis aveva iniziato a giocare con noi una partita a poker. Dopo tre anni, le carte sono state scoperte e il risultato della partita si può sintetizzare come segue: i musulmani d’Occidente hanno drasticamente rifiutato il messaggio dell’Isis, così come avevano respinto in precedenza l’invito di al Qaeda a trasformarsi in kamikaze. Tre anni di tempo per mobilitare i musulmani d’Occidente, contro le città in cui vivono, sono un tempo enorme. Il tempo è scaduto. È possibile che alcuni foreign fighters riescano a organizzare una nuova strage a Parigi, finanziati e coordinati dallo Stato Islamico, ma questo non muterebbe il dato politico fondamentale e cioè che la cultura jihadista non ha una capacità di penetrazione effettiva nel tessuto delle democrazie liberali. 

Per comprendere le cause profonde di questo fallimento, occorre comprendere che la cultura dell’Isis è un corpo estraneo all’Occidente. Questo discorso diventerà più chiaro ponendo a confronto il terrorismo di estrema sinistra con il terrorismo dell’Isis. Il terrorismo di estrema sinistra nacque nella società italiana, ma anche in quella francese e tedesca, e soltanto dopo conquistò la televisione con le sue azioni. Ciò significa che (prima) il terrorismo di estrema sinistra nacque nel nostro corpo sociale e (poi), catturò l’attenzione dei media. Con l’Isis si è verificato il fenomeno opposto. Prima l’Isis è stato presentato al pubblico occidentale dalla televisione e poi ha conquistato i suoi militanti nelle nostre città. Le Brigate Rosse nacquero nel settembre 1970 e catturarono l’attenzione della televisione con il sequestro di Mario Sossi, il 18 aprile 1974. Lo Stato Islamico è stato fondato il 29 giugno 2014, dopo la conquista di Mosul, e ha realizzato il suo primo attentato molti mesi dopo, il 13 novembre 2015 a Parigi. Le Brigate Rosse furono fondate in Italia; l’Isis è stato fondato in Iraq. Se in Europa non esistesse il televisore, non esisterebbero nemmeno le stragi dell’Isis. Se nell’Italia degli anni Settanta il televisore non fosse esistito, avremmo avuto ugualmente il fenomeno delle Brigate rosse, anche se in forme meno longeve, imponenti e pervasive.

Piangiamo tutti i morti di Londra e ci stringiamo intorno al governo di Theresa May. Tuttavia, le notizie che provengono da Londra, sotto il profilo politico, sono buone e non cattive. Dicono, in sintesi, che le società liberali, a differenza di ciò che molti suoi nemici affermano, non sono affatto in crisi di valori. Al contrario, le società liberali si fondano su un tessuto di valori profondo e possente che non consente ai valori jihadisti di penetrare attraverso le sue maglie. Ecco perché il jihadista di Londra era solo e armato di coltello.
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