Manchester, l'attacco era pianificato: dietro all'attentatore una rete organizzata

Manchester, l'attacco era pianificato: dietro all'attentatore una rete organizzata
di Cristina Marconi
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Mercoledì 24 Maggio 2017, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 11:57


MANCHESTER «La priorità è capire se Salman Abedi abbia agito da solo o come parte di una rete». Lo ha dichiarato il capo della polizia di Manchester, Ian Hopkins, al termine di una giornata in cui gli inquirenti hanno operato con un grande dispiegamento di mezzi e una grande reticenza nel condividere informazioni su un'indagine che ha visto tutta un'ampia zona intorno al luogo dell'attentato congelata come la scena di un crimine, deserta e attraversata solo dalla scientifica, mentre nel sud della città venivano condotti raid, perquisizioni e almeno un arresto. Un uomo di 23 anni è stato portato via dalla polizia a Chorlton, mentre una ventina di agenti sono entrati in un appartamento della zona di Fallowfield ritenuto legato all'attentatore, il cui nome, Salman Abedi, è stato confermato solo nel pomeriggio, anche se come annunciato in mattinata dalla premier Theresa May la sua identità era nota fin dalla mattina. Nel corso di una giornata concitata, che ha segnato un'inevitabile interruzione della campagna elettorale in vista del voto dell'8 giugno, ci sono state due riunioni della commissione d'emergenza Cobra per cercare di fare il punto su un attentato che, oltre ad essere il più sanguinoso sul suolo britannico dagli attacchi alla rete di trasporti di Londra nel luglio del 2005, è anche il primo a segnare il triste ritorno degli ordigni esplosivi. Il 22 maggio del 2013, esattamente quattro anni prima dell'attacco di lunedì, due seguaci dello Stato islamico senza rete né contatti decapitarono il fuciliere Lee Rigby davanti alla caserma di Woolwich, e esattamente due mesi fa, il 22 maggio, un altro lupo solitario, Khalid Masood, si avventò sui passanti del ponte di Westminster con un SUV noleggiato prima di accoltellare un agente davanti al Parlamento. Nel frattempo sono state alcune operazioni antiterrorismo di grande visibilità, come quella che ha portato all'arresto di un giovane con dei coltelli nello zaino in pieno giorno a pochi passi da Westminster.

Il governo ha deciso di elevare il livello di allarme a «critico», che vuol dire che un attentato è considerato imminente. In serata, nel corso di una veglia che si è tenuta a Birmingham, città dove l'attentatore di Westminster aveva vissuto negli ultimi mesi della sua vita, è stato arrestato un uomo in possesso di un coltello e di una mazza da baseball. Mentre si fanno largo le prime polemiche sul ruolo dei servizi segreti nel controllare un profilo noto come quello di Abedi, quello che preoccupa di più gli esperti di sicurezza è il fatto che l'attentato abbia richiesto un livello di pianificazione decisamente superiore rispetto a quelli avvenuti in precedenza. Le telecamere a circuito chiuso della Manchester Arena mostrano Abedi che entra alla fine del concerto con una borsa, contenente probabilmente un ordigno abbastanza sofisticato da essere trasportato e fatto esplodere con conseguenze devastanti.

LE PROCEDURE
Ma la pianificazione non riguarda solo la preparazione dell'esplosivo, ma anche il modo in cui è stato raggiunto l'obiettivo di fare il maggior numero di vittime possibile. Per aggirare i controlli di sicurezza alla Manchester Arena, Salman Abedi, che aveva addosso i suoi documenti d'identità, ha sfruttato una falla nella sicurezza, che in questo tipo di eventi è molto accurata in entrata ma decisamente carente in uscita. Un insieme di procedure che richiede attenzione, conoscenza, sicurezza e, non ultima, intelligenza: il rischio che ci sia un'altra mente dietro tutto questo c'è, ed è serio.

 

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