Mistero sulla scomparsa di cinque librai anti-Pechino: a Hong Kong esplode la rabbia

Mistero sulla scomparsa di cinque librai anti-Pechino: a Hong Kong esplode la rabbia
di Federica Macagnone
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Lunedì 11 Gennaio 2016, 17:52 - Ultimo aggiornamento: 20:10
Nemmeno la rabbia esplosa ieri in piazza a Hong Kong sembra riuscire a svelare il mistero dei cinque librai scomparsi da mesi che sta creando allarme non solo nel Paese, ma in tutto il mondo, dagli Usa alla Ue. Gui Minhai, Lee Bo, Lui Bo, Cheung Ji-ping e Lam Wing-kei sono tutti e cinque ai vertici di una libreria specializzata in testi molto critici nei confronti del governo di Pechino: il timore è che siano stati arrestati e deportati segretamente dall'isola alla terraferma cinese.

Le loro pubblicazioni, infatti, sono bandite in tutto il Paese perché si occupano, tra le altre cose, di scandali legati a personalità politiche, ma sono consentite a Hong Kong perché la libertà di stampa e di espressione sono garantite dal suo statuto speciale. E sono in molti, ora, a temere che la loro sparizione sia il segnale che Pechino non ha più intenzione di mantenere in vita la formula "un Paese, due sistemi" che garantisce a Hong Kong una sostanziale autonomia, né, di conseguenza, di consentire una totale libertà di espressione delle idee.

Ieri migliaia di persone hanno manifestato nel centro di Hong Kong per la seconda volta in pochi giorni e hanno raggiunto la sede del governo, dove un anno fa nacque la "rivoluzione degli ombrelli" per la democrazia, per chiedere alla Cina di mettere fine alle «persecuzioni politiche». Le sparizioni hanno mobilitato un'intera giovane generazione di attivisti democratici del Paese: il video con cui una di loro, la 19enne Agnes Chow, chiede risposte, è diventato rapidamente virale e in una settimana è stato visto un milione di volte.

«Abbiamo il diritto di essere informati sulla sorte dei nostri concittadini detenuti in Cina. Ci devono dare una risposta» ha detto Albert Ho, il parlamentare del Partito democratico che ha organizzato la marcia. Alcuni giorni fa lo stesso Ho aveva accusato i servizi segreti cinesi di aver rapito i cinque perché stavano preparando un libro sul presidente cinese Xi Jinping e i suoi amori extraconiugali. Finora, però, Pechino ha ignorato le richieste di chiarimenti e non ha dato risposte di alcun tipo, nonostante la comunità internazionale abbia acceso i riflettori sulla vicenda e si sia mobilitata. 

Intanto il video che la giovane attivista Agnes Chow, 19 anni, ha postato su Facebook chiedendo risposte a Pechino ha avuto oltre 945.000 visualizzazioni in una settimana. Gli Stati Uniti si sono detti «turbati», mentre l'Unione europea ha definito «estremamente preoccupante» la mancanza di notizie sulla sorte dei cinque uomini, sottolineando che «il rispetto per la libertà di espressione è alla base di tutte le società libere». La scorsa settimana, durante una visita di due giorni in Cina, il ministro degli Esteri britannico ha ammonito Pechino: «Se venisse appurato un suo coinvolgimento nella vicenda, si tratterebbe di una clamorosa violazione della sovranità di Hong Kong». 

Lee Bo, 65enne titolare della libreria "Causeway Bay Books", è l'ultimo dei cinque ad essere scomparso, lo scorso 30 dicembre. Prima di lui, a partire da ottobre, due si erano persi a Shenzhen (metropoli cinese appena oltre i territori di Hong Kong), un terzo era sparito a Dongguan (città cinese della provincia meridionale cinese), il quarto (Gui Minhai, maggior azionista della casa editrice) era in vacanza in Thailandia e non è più rientrato a Hong Kong. 

Secondo la polizia, non ci sono tracce che Lee Bo abbia lasciato Hong Kong, ma la moglie ha raccontato di averlo sentito la sera della sua scomparsa: telefonava da Shenzhen, città della terraferma vicino all'isola di Hong Kong, e diceva che stava collaborando all'inchiesta sulla scomparsa dei suoi quattro colleghi. Secondo la donna, il marito potrebbe essere stato prelevato con la forza dalla polizia di Shenzhen, a giudicare da una successiva telefonata, molto più concitata e interrotta bruscamente. Ulteriore elemento di mistero, sabato, la pubblicazione su un giornale di Hong Kong di una lettera attribuita a Lee, ma che molti sospettano sia stata scritta sotto dettatura: nel testo pubblicato, infatti, l'uomo dice di «non capire» il «clamore» suscitato dalla vicenda e di trovarsi in Cina per risolvere «questioni personali».
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