Migranti, altre tre Ong sospendono i soccorsi: «Libia ostile»

La nave Vos Prudence di Msf (Ansa)
di Michela Allegri
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Lunedì 14 Agosto 2017, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 08:14
Portare avanti le operazioni di salvataggio è diventato troppo pericoloso. E così, dopo la presa di posizione di Medici senza frontiere, altre tre ong hanno messo in stand-by le missioni nel Mediterraneo. «Abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le missioni - scrive su Twitter il direttore della tedesca Sea-Eye, Michael Busch Heuer - siamo stati oggetto di messaggi ingiuriosi e violenti, non ne tollereremo altri».

A stretto giro arriva anche l'annuncio di Save the children, che si rammarica «di dover essere costretta a mettere in pausa le operazioni», mentre la nave Vos Hestia resta ferma a Malta «in attesa di capire se ci sono le condizioni per riprendere». Anche Sea-Watch, una delle ong ribelli che insieme a Msf e Jugend Rettet non ha sottoscritto il codice di condotta del Viminale, ha interrotto le missioni finché non si capirà come si comporterà la Libia e quali contromisure adotterà L'Ue.

Le ragioni sono le stesse che hanno spinto Msf allo stop: la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato di aver restituito l'area Sar di propria competenza per 97 miglia marittime e che la «difenderà da imbarcazioni non autorizzate». Le ong accusano anche l'Italia e l'Europa, considerate «complici» del blocco. «È quello che vuole l'Europa» sostiene Oscar Campos, fondatore di Proactiva Open Arms, l'organizzazione spagnola che nei giorni scorsi ha subito un'aggressione in mare da parte della guardia costiera libica. Mentre il portavoce Riccardo Gatti annuncia che proseguiranno con le operazioni: «Non abbiamo avuto rassicurazioni, ma le dichiarazioni della Libia non sono avvenute tramite canali ufficiali. Un po' di paura c'è, ma abbiamo valutato di partire lo stesso».

LA ZONA SAR
Nei giorni scorsi le autorità libiche hanno dichiarato pubblicamente di aver istituito una zona di ricerca e soccorso (Sar) limitando l'accesso delle imbarcazioni umanitarie e spostando la loro area di competenza dalle 12 miglia nautiche alle 97 miglia dalla costa. Il Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma ha quindi avvisato Medici Senza Frontiere di un possibile rischio sicurezza. E Msf ha sospeso le attività, bloccando la nave Prudence. «I libici oramai possono fare quello che vogliono con il sostegno dell'Europa e dell'Italia - afferma Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Msf - Riprenderemo l'attività solo se si tornerà alla legge e al diritto internazionale».

L'equipe medica di Medici senza frontiere è comunque rimasta a bordo dell'Aquarius, di Sos Méditerranée, ong che ha firmato il codice di condotta e che ha deciso di proseguire nel pattugliamento «finché continua a essere garantita la sicurezza». Ieri, proprio l'Aquarius era davanti alle coste libiche a poca distanza dalla C-Star, la nave anti migranti dell'organizzazione Defend Europe. Ed era l'unica nave a fare attività di soccorso, visto chela Juventa - della Jugend Retted - è sotto sequestro a Trapani e che le imbarcazioni di Proactiva, Sea-Watch e Moas erano a La Valletta.

Nel frattempo, dalla marina libica non arrivano segnali di cedimento. La decisione di vietare l'ingresso alle navi straniere nella zona Sar è confermata. «Tutti i Paesi hanno le proprie zone di ricerca. La decisione è stata presa in base alle leggi e i regolamenti internazionali - ha detto il portavoce della marina libica, Ayoub Qasim - Lo abbiamo notificato alle agenzie delle Nazioni Unite».
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