Secondo il quotidiano locale Midi Libre, l'operazione, condotta dai reparti speciali del Raid e del GIPN, è cominciata alle 6:30. Secondo Bfm-Tv, cinque persone sospettate di reclutamento per la jihad sono state fermate. Sei abitanti di Lunel fra i 18 e i 30 anni sono morti in Siria negli ultimi mesi.
«Abbiamo smantellato una filiera particolarmente pericolosa e organizzata», ha detto il ministro francese dell'Interno, Bernard Cazeneuve.
Altri tre sospetti jihadisti sono stati fermati nelle Fiandre, a Harelbeke, vicino alla città di Courtrai. Secondo i media belgi sono in corso indagini per determinare un eventuale legame con la cellula jihadista di Verviers. Durante i fermi le forze dell'ordine avrebbero sequestrato alcune armi, ma la procura di competenza non conferma questo particolare.
Al-Qaeda nella penisola araba (Aqpa), l'ala yemenita dell'organizzazione guidata da Ayman al-Zawahiri, ha intanto ha nuovamente rivendicato l'attacco a Parigi contro la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo che ha provocato la morte di 12 redattori del gironale satirico. In un rapporto sugli attacchi compiuti tra il 25 ottobre e il 20 gennaio e diffuso da Aqpa su internet, si annoverano 204 operazioni in 11 province dello Yemen e «l'invasione di Parigi», in riferimento al massacro del 7 gennaio compiuto dai fratelli Kouachi.
L'attacco a Charlie Hebdo era già stato rivendicato da al-Qaeda in Yemen nelle ore immediatamente successivo alla strage. Una settimana più tardi poi Aqpa aveva diffuso un video intitolato "Vendetta per il Profeta" e diretto «alla comunità islamica», nel quale il capo militare dell'organizzazione Nasr Ali bin al-Ansi affermava che la leadership di al-Qaeda «ha scelto l'obiettivo, elaborato il piano (d'attacco, ndr) e finanziato l'operazione».
Un allarme sul fatto che il carcere possa essere un luogo di reclutamento di candidati alla jihad è invece al centro di un lungo articolo pubblicato oggi dal Financial Times. Nel pezzo si illustra il ruolo che il periodo di detenzione ha avuto nell'avvicinare i terroristi che hanno agito tra il 7 ed il 9 gennaio a Parigi alla violenza religiosa estremista.
È stato in carcere che Amedy Coulibaly è venuto a contatto una decina di anni fa, allora poco più che ventenne, con esponenti del terrorismo jihadista, uno dei quali - teoricamente rinchiuso in isolamento - ha avuto un forte ascendente su di lui. Ed è stato nello stesso penitenziario, quello di Fleury-Merogis, alla periferia di Parigi, che un altro detenuto, Cherif Kouachi, ha conosciuto lo stesso jihadista.
Coulibaly è morto il 9 gennaio durante il blitz delle forze dell'ordine nel supermarket kosher di Parigi, dove teneva numerose persone in ostaggio, Kouachi - autore della strage nella sede di Charlie Hebdo - in quello lanciato in contemporanea nella tipografia di Dammartin-en-Goele.