Trump ci ripensa aumenta le truppe in Afghanistan

Trump ci ripensa aumenta le truppe in Afghanistan
di Anna Guaita
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Martedì 22 Agosto 2017, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 15:56

NEW YORK Giornata all'insegna della guerra ieri per Donald Trump. Nello stesso giorno in cui nell'estremo oriente cominciavano le manovre militari congiunte fra le forze armate Usa e quelle sud-coreane, il presidente ha anche parlato agli americani in diretta tv per annunciare l'allargamento dell'impegno militare in Afghanistan.
Era da mesi che i capi di Stato maggiore aspettavano che Trump finalizzasse la strategia che vuole seguire per la guerra afghana. Sabato scorso c'è stata un riunione a Camp David, nella quale finalmente il presidente ha deciso, ma ha chiesto a tutti i presenti di non confidare nulla fino a che lui stesso non avesse avuto il modo di parlare alla nazione.
LE INDISCREZIONI
Sullo sfondo di Fort Myers, in Virginia, Trump ha spiegato come vede il futuro del Paese del medio oriente. E' stato il suo primo discorso alla nazione in diretta tv, e ci si aspettava che annunciasse l'invio di circa 4-5mila soldati, oltre al ritorno delle missioni aeree (che erano state vietate dalla passata Amministrazione per l'eccessivo numero di vittime civili). Secondo indiscrezioni dell'ultimo momento, la strategia di Trump assomiglia molto a quella che fu adottata dallo stesso Barack Obama nel marzo del 2009, appena entrato alla Casa Bianca: aumento delle truppe dislocate, offensiva contro il Pakistan perché la smetta di dare protezione e rifugio alle bande di estremisti lungo i suoi territori di confine, pressioni sul governo di Kabul perché combatta la corruzione.
Questa strategia non fu sufficiente per Obama, che infatti appena l'anno dopo dovette aumentare di gran lunga le truppe dislocate in Afghanistan, arrivando a quasi 100 mila, cioè quasi allo stesso totale che vi si trovava al momento dell'invasione nel 2003.
Trump ha sempre rimproverato sia a George Bush che a Barack Obama di aver fatto e continuato la guerra, e in campagna elettorale aveva promesso di concluderla nettamente e subito. Da presidente, ha dovuto ingoiare una pillola amara: promettere di concludere la guerra era stato avventato, la realtà in loco richiede semmai un maggior impegno.
Trump ha comunque rimandato vari mesi prima di prendere la decisione definitiva. Ha anche aspettato che il suo consigliere per la strategia, Steve Bannon fosse allontanato dalla sua posizione alla Casa Bianca. Bannon era il sostenitore del motto America First. Isolazionista e nazionalista, spingeva Trump a lasciare l'Afghanistan ai suoi problemi. Semmai, proponeva, si poteva assumere un esercito di contractors, di fatto dei costosi mercenari.
LA MISSIONE
Subito dopo l'uscita di Bannon, però, i tre generali che hanno in mano i posti strategici dell'Amministrazione Mattis al Pentagono, Kelly capo di Gabinetto e McMaster consigliere per la sicurezza nazionale si sono seduti con Trump e il suo vice Mike Pence e sono arrivati alla nuova strategia che il presidente ha annunciato ieri sera alla nazione.
Con queste nuove decisioni, nessuno si aspetta di vincere la guerra, come chiarisce il professor Aaron O'Connell, ex colonnello dei Marines, veterano dell'Afghanistan ed ex consigliere del generale David Petraeus: «Mandare altri soldati, riattivare le missioni aeree, fare pressioni sul Pakistan sono manovre per guadagnare tempo: bisogna rallentare l'avanzata dei talebani e permettere al governo di Kabul di ripulirsi dalla corruzione, perché diventi più efficace». Allo stato attuale, il governo di Kabul controlla solo il 57 per cento delle province afghane. Cioè, il 15 per cento di meno rispetto a soli due anni fa.
 

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