Iraq, ex presidente campagna elettorale di Trump lavora per il referendum curdo

Paul Manafort è stato responsabile della campagna elettorale di Donald Trump ed è tra i principali indagati nel caso Russiagate
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Giovedì 21 Settembre 2017, 19:32 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 08:05
Paul Manafort, l'ex presidente della campagna elettorale di Donald Trump diventato una figura centrale del Russiagate, sta lavorando per i gruppi del Kurdistan iracheno che promuovono il referendum per l'indipendenza, indetto per lunedì, nonostante l'opposizione di Baghdad, di Washington e della comunità internazionale.
Dopo il breve, e sfortunato, ritorno sulla scena politica interna, Manafort sembra essere quindi tornato alla sua lunga, e lucrosa, carriera di consulente di governi e partiti stranieri, anche su piattaforme politiche contrastanti con l'interesse nazionale Usa. E non starebbe creando ostacoli o problemi alla sua attività il fatto che Manafort sia diventato sempre più il centro dell'attività degli investigatori del procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller. Stando a quanto scrive oggi il New York Times, Manafort è stato avvicinato mesi fa da un intermediario di Masousr Barzani, figlio di Massoud il leader del Kurdistan iracheno, e il suo lavoro per i curdi sarebbe iniziato lo scorso luglio, proprio nei giorni in cui l'Fbi ha condotto un raid nella sua casa in Virginia informandolo della sua probabile prossima incriminazione. 
In effetti, da tempo il governo regionale del Kurdistan, e il suo leader Massoud Barzani, hanno investito milioni di dollari per attività di lobbying sia con i democratici che con i repubblicani al Congresso. Ed allo stesso tempo lavorato per ottenere da accademici e think tank analisi a sostegno del referendum e dell'indipendenza. Il compito di Manafort sarebbe proprio quello di cercare di ottenere il sostegno di Washington, e quindi degli occidentali, al referendum.
Il suo impegno ha previsto anche missioni sul campo, hanno rivelato sostenitori della causa curda al Times, sue e di suoi collaboratori che si sono poi recati ad Erbil a preparare il referendum che il dipartimento di Stato ha chiesto al governo curdo di revocare per non compromettere lo sforzo bellico contro lo Stato Islamico, chiedendogli di «accettare l'alternativa, cioè un dialogo serio e duraturo con il governo centrale, facilitato da Usa, Onu ed altri partner».
Un portavoce del figlio di Barzani ha confermato l'impegno di Manafort, come ha fatto anche un portavoce del consulente, che ha specificato che non è l'unico esperto internazionale coinvolto, senza rispondere alla domanda se fosse stato contatto per i suoi legami con Trump. E neanche specificando quanto Manafort sia pagato e da chi.
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