Venezuela, il golpe strisciante di Maduro

Venezuela, il golpe strisciante di Maduro
di Alfredo Spalla
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Mercoledì 3 Maggio 2017, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 20:18
Dopo un mese di scontri, proteste e dure tensioni sociali, Nicolás Maduro, presidente del Venezuela, ha annunciato la convocazione di una «Assemblea Costituente per riformare lo Stato e redigere una nuova Costituzione». La mossa, comunicata nel corso delle manifestazioni del primo maggio, ha scatenato le proteste delle forze d'opposizione, che denunciano un ulteriore tentativo di golpe da parte del leader chavista. Maduro, la cui impopolarità continua a crescere, è da settimane sottoposto alla pressione delle opposizioni, le quali chiedono libere elezioni in tutto il Paese.

I POTERI DEL GOVERNO
Invece, l'ultima decisione del successore di Chávez sembra essere tesa a rafforzare i poteri del governo, limitando quelli del parlamento, eletto alla fine del 2015 e composto in maggioranza dal fronte anti-governativo. Cosa rappresenta, dunque, la convocazione di un'Assemblea? Il decreto firmato da Maduro non è di per sé illegittimo, dato che gli articoli 347 e 348 della Costituzione consentono al Presidente di dare il via a questo tipo di iter istituzionale. Secondo le opposizioni, il problema sussiste nelle intenzioni future di Maduro, accusato di voler prendere tempo in vista delle elezioni per modificare l'assetto governativo tramite la nuova Costituzione. I dubbi sono sorti subito dopo l'annuncio del leader chavista, che non ha ben chiarito quali saranno le modalità per le elezioni della Costituente. Maduro l'ha definita una Carta «cittadina, operaia, comunale, contadina, femminista, giovanile, studentesca e indigena». Il presidente venezuelano ha spiegato che sarà composta da 500 membri, di cui «200 o 250 saranno eletti dalla classe operaia», e che rispetterà «il voto del popolo». I membri restanti dovrebbero essere eletti con un sistema territoriale, a carattere municipale, con voto diretto e segreto. «Convoco i comuneros, le misiones», ha detto Maduro riferendosi ai beneficiari dei programmi sociali delle misiones che i governi chavisti portano avanti da circa 18 anni nei confronti delle classi meno abbienti. Maduro ha orgogliosamente proclamato che queste classi avranno per la prima volta dei rappresentanti, mentre l'opposizione teme che una maggioranza chavista nella Costituente sia il preludio a una deriva dittatoriale. Le opposizioni, inoltre, non godono dello stesso sostegno elettorale nelle misiones e questo creerebbe una forte disparità in un processo costituzionale. L'attuale Carta Magna venezuelana è quella approvata nel 1999 dopo l'arrivo al potere di Chávez. Un'eventuale nuova Costituzione dovrebbe essere sottoposta a referendum, ma Maduro non si è pronunciato su questa possibilità. «Qualsiasi forma che sarà portata avanti senza il consenso del popolo venezuelano sarà un colpo di Stato», ha detto Julio Borges, presidente del Parlamento, che nei giorni scorsi aveva previsto la mossa del governo di estrema sinistra.
GLI SCONTRI
La decisione di palazzo Miraflores potrebbe acuire la violenza dello scontro politico. La mossa di Maduro arriva infatti dopo un mese di proteste anti-governative che hanno provocato la morte di almeno 30 persone, il ferimento di 500 persone e 1200 arresti. Le proteste sono continuate anche lunedì scorso con migliaia di venezuelani che hanno manifestato a Caracas e la polizia che è intervenuta con lancio di lacrimogeni. Almeno 37 persone sono rimaste ferite durante la manifestazione dell'opposizione che è stata repressa dalla polizia con gas, proiettili di gomma e getti d'acqua. Le elezioni regionali erano previste nel 2016; le comunali per quest'anno e le presidenziali, in origine, a fine 2018. Le opposizioni hanno promesso che non si fermeranno finché Maduro non lascerà il potere e si tornerà alle urne.