Per ora il patto a quattro regge, ma l'accelerazione serve ad evitare sorprese. Forza Italia ha garantito il proprio assenso, nonostante le perplessità di Gianni Letta che teme l'en-plein della Lega nei collegi del Nord: «Non ti preoccupare, senza i nostri voti non vincono e dovranno venire a patti», l'ha rassicurato Berlusconi felice di poter dribblare, grazie al Rosatellum-bis, il listone con tutti dentro obbligatorio con la legge attualmente in vigore (il Consultellum). Salvini continua a ripetere che è pronto a votare la riforma «anche domani». E Alfano non sta nella pelle: con lo sbarramento al 3% e la promessa del Pd di coalizzarlo si sente finalmente al sicuro.
I TIMORI DI RENZI
Resta però agli atti lo scetticismo manifestato l'altra sera da Renzi. Ma i suoi rassicurano: «Matteo, più che scettico è preoccupato. Anche a giugno sembrava fatta per il tedesco, poi è saltato tutto. La legge però la vuole, eccome. Aprendo alle coalizioni mette da parte la presunta autosufficienza del Pd e ciò gli permetterà di chiudere la polemica con Prodi e di stringere un'alleanza con Pisapia. Non è d'accordo? Alla fine l'ex sindaco di Milano scoprirà che il Rosatellum-bis gli conviene...». I timori di Renzi sono fondati. Perché se è vero che sulla carta il patto a quattro vanta 440 voti su 630 alla Camera, è anche vero che i Cinquestelle hanno promesso di alzare barricate contro «il nuovo inciucio».
E nel caos che verrà scatenato in Aula ci sarà ampio spazio per i franchi tiratori. Soprattutto quando si voterà sulle preferenze, non previste dal testo base. «Questa è una legge orribile che dà ai leader dei partiti il potere assoluto di scegliere chi portare in Parlamento», dice un deputato centrista di lungo corso, «e chi sa già di essere tagliato fuori, nel segreto dell'urna boccerà la riforma. Posso scommettere che saranno almeno cento i franchi tiratori del Pd...». Di sicuro il Rosatellum-bis non piace a Fratelli d'Italia. E poi il presidente del Senato vuole evitare rischi di incostituzionalità: «Aspetto di vedere il testo, ma è importante che non produca alcuna perplessità della Corte». La risposta di Orfini non si è fatta attendere, e ha bollato le dichiarazioni'uscita come «non rispettosa del ruolo dei partiti».
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