Banche, il caso Boschi spacca il Pd: «Ormai è un problema»

Banche, il caso Boschi spacca il Pd: «Ormai è un problema»
di Alberto Gentili
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Domenica 17 Dicembre 2017, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 00:27

Andrea Orlando, che di mestiere fa il leader della minoranza, dice ciò che anche molti renziani doc ormai pensano: «Chiedo al gruppo dirigente di smetterla di costruire trappole dove poi sistematicamente cadiamo dentro». E il gruppo dirigente non è altro che Matteo Renzi e il suo Giglio Magico, descritto «arroccato» e «distante» dal resto del partito. «Matteo non parla più con nessuno...».

Nel Pd, con i sondaggi in picchiata a meno di tre mesi dalle elezioni, si è affermata la convinzione che chiedere e pretendere la commissione parlamentare d'inchiesta sulle crisi bancarie sia stato un «grave errore». Un «boomerang devastante». Ma nessuno vuole metterci la faccia. Tutti temono la reazione del capo, l'esclusione dalle liste elettorali. Così i malumori trapelano anonimi. «La Commissione serviva per dimostrare che la colpa delle crisi bancarie non era nostra, ma di Bankitalia e della Consob. E così è stato», dice un esponente dem di fede renziana, «il problema, però, è che sotto l'aspetto mediatico sono tornate sotto i riflettori Maria Elena Boschi e Banca Etruria. Alla fine in tv e sui giornali, nei bar, si parla solo di lei e del suo presunto conflitto d'interessi e non di Visco. Un disastro. Se non ci fosse la Commissione, a questo punto la vicenda Boschi-Etruria sarebbe evaporata, finita in sordina. Invece...»».

«MARIA ELENA SERENA»
Già, Maria Elena. La sottosegretaria, dopo il cannoneggiamento subìto nei giorni scorsi, ha voluto dimostrare ieri un apparente ritorno alla normalità celebrando a Firenze l'unione civile di due amici gay. E visto che farla dimettere o chiederle di non ricandidarsi sarebbe «un ulteriore autogol», un'«ammissione di colpa», anche il ministro Luca Lotti da sempre suo rivale interno al Giglio Magico, è corso a blindarla: «Mi auguro che la Boschi si ricandidi. Dimissioni? Non ne vedo il motivo, credo che abbia chiarito tutto in maniera molto evidente». Un po' ciò che aveva detto il giorno prima il premier Paolo Gentiloni e aveva fatto sapere Renzi che ieri ha sentito Maria Elena per poi far sapere: «E' molto tranquilla, non è vero che vuole farsi da parte». E soprattutto annunciare, vista le difficoltà interne, «liste inclusive».

IL PROBLEMA
Nel partito la Boschi è però diventata «un problema». «Perché se è vero che Maria Elena», dice un altro esponente dem, «non ha fatto nulla di male e che tutti i ministri si occupano delle banche, è anche vero che nessuno ha il padre e il fratello che ci lavoravano. E dopo aver fatto i puri con Cancellieri, Idem, Lupi, Guidi costringendoli a dimettersi, devi farlo anche con la Boschi perché da ciò che emerge ha battuto palmo a palmo l'Italia occupandosi della banca di Arezzo. Non ha fatto pressioni, è vero. Ma a questo punto suona come un dettaglio». Segue sfogo: «Siamo stati idioti due volte. Aver fatto la Commissione ed averla fatta a ridosso delle elezioni. Abbiamo armato Bersani e Di Maio in piena campagna elettorale. Chi pensa di fare politica sparando fango sugli altri, alla fine il fango gli torna addosso».

Ma c'è di più. C'è che adesso a largo del Nazareno si guarda con malcelata preoccupazione all'audizione (martedì) del governatore Ignazio Visco da cui potrebbero emergere degli errori nell'azione del governo Renzi nella gestione delle crisi bancarie. E soprattutto si attende con la rassegnazione che precede le sconfitte annunciate, la deposizione (mercoledì) di Federico Ghizzoni: l'ex capo di Unicredit che, secondo Ferruccio de Bortoli («ribadisco quanto ho scritto», ha detto ieri), sarebbe stato contattato nel 2014 dalla Boschi per chiedergli di «valutare una possibile acquisizione» della banca di Arezzo.

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