Di Maio espelle Caiata da M5S. Ma il candidato in Basilicata: «Non mi ritiro»

Candidato indagato
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Venerdì 23 Febbraio 2018, 14:06 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 18:48

Alla fine Luigi Di Maio ha escluso e quindi espulso Salvatore Caiata dal Movimento 5 stelle. Il patron del Potenza calcio indagato per riciclaggio e candidato all'uninominale di Potenza si era già autosospeso professandosi innocente ma non è bastato.


«Al di là delle sue eventuali responsabilità penali che sarà la magistratura ad accertare, per le nostre regole omettere un'informazione del genere giustifica l'esclusione dal MoVimento 5 Stelle», ha scritto il leader M5s Luigi Di Maio in un post su Fb. E ancora: «Caiata sapeva di questa inchiesta dal 2016 e non ne ha informato i vertici M5S quando si è candidato. Questa omissione gli è valsa l'espulsione».



«State tranquilli: non mi ritiro, sono più TOSTO di prima!», scirve su Facebook Salvatore Caiata, utilizzando l'aggettivo «tosto», un termine da lui spesso utilizzato per commentare le partite del suo Potenza calcio, primo in classifica del girone H della serie D, e alcune fasi di questa campagna elettorale con il Movimento cinque stelle.

«Per me stamattina non è stato un buon risveglio, perché mi sono trovato coinvolto in questo ciclone mediatico che mi lascia sbalordito, triste, dispiaciuto, furibondo, con chi senza pietà e senza sapere distrugge la vita di una persona che si è sempre comportata per bene. Sono totalmente convinto della mia buona volontà, della mia buona fede e della mia innocenza ma non voglio che il MoVimento 5 Stelle abbia alcun danno da questa vicenda perché nulla c'entra. Per questo metto totalmente a disposizione tutta la documentazione che possa servire per chiarire questo attacco che mi viene rivolto e mi autosospendo dal Movimento». Questo il post di Caiata comparso su Facebook. 



Sul profilo Facebook del Movimento i vertici avevano optato per un post impersonale ma comunque intransigente: «In queste ore stiamo verificando qual è la situazione e stiamo leggendo i documenti, per capire effettivamente di cosa si tratta e fare poi le nostre valutazioni politiche. Una cosa è certa: se accuse tanto gravi fossero confermate, non faremo sconti a nessuno». E si chiarisce: «Al momento della sua candidatura, naturalmente, Caiata ci ha fornito tutti i documenti che attestano che la sua fedina penale è pulita». L'avvocato di Caiata tra l'altro si è detto sicuro di arrivare ad archiviazione.

Oggi Di Maio aveva un appuntamento al Quirinale per anticipare e far arrivare la lista dei ministri al capo dello Stato Sergio Mattarella. E dunque la grana Caiata ha rappresentato un grande problema.

«Non c'è nessuna candidatura sbagliata, quando non si sa ancora di cosa si sta parlando. In queste ore il Movimento 5 Stelle come sempre sta facendo gli accertamenti, per capire di cosa si tratta, anche perché tutti, sia il M5S sia Caiata stesso, abbiamo appreso dell'indagine dai giornali stamani, e quindi prima non c'era la possibilità di fare alcuna valutazione», aveva detto il deputato pentastellato Alfonso Bonafede, fedelissimo di Di Maio, rispondendo, a margine di una iniziativa a Firenze, ai cronisti che gli chiedevano se la candidatura di Salvatore Caiata fosse stata un errore. «Ogni tanto può capitare che noi troviamo una persona non in linea con i requisiti richiesti e poi anche verificati - aveva aggiunto Bonafede - poi, eventualmente, questa persona finisce fuori dal M5S. Siamo gli unici che possono fare pulizia in questo Paese, perchè siamo gli unici che non fanno sconti a nessuno, nemmeno al proprio interno».

Bonafede ha poi rivendicato «il fatto che il M5S è l'unica forza politica che fa presentare a tutti i candidati il certificato penale per vedere se ci sono carichi pendenti o condanne, altrimenti non ti puoi candidare con il M5S. Noi - ha aggiunto - facciamo presentare dichiarazioni con cui una persona certifica di non partecipare a nessuna associazione segreta. Dalle altre parti, se uno ha un'indagine, è massone, magari gli fanno la medaglia al valore o lo aumentano di grado all'interno del partito», ha concluso.

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