Legge elettorale, giallo sui ritardi del decreto sui collegi. Opposizioni in allarme

Legge elettorale, giallo sui ritardi del decreto sui collegi. Opposizioni in allarme
di Alberto Gentili
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Giovedì 23 Novembre 2017, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 10:16
Oggi pomeriggio, al massimo domattina, il governo varerà il decreto con la mappa dei nuovi collegi elettorali. Il Consiglio dei ministri non ha affrontato la questione ieri perché il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, alla guida della commissione tecnica incaricata di disegnare i collegi in base a criteri geografici e demografici, ha recapitato soltanto in nottata la proposta. In più, mancava l'allegato con il numero degli abitanti dei collegi uninominali e plurinominali. E, soprattutto, Pd e Alternativa popolare hanno chiesto più tempo per valutare l'impatto sul proprio destino elettorale della nuova mappatura.

IL RINVIO
A palazzo Chigi escludono però che vi siano problemi: «Il decreto non era neppure all'ordine del giorno» della seduta di ieri. Il rinvio, dunque, sarebbe dovuto «esclusivamente alla necessità analizzare nel dettaglio la proposta della Commissione» presieduta da Alleva. In ogni caso, aggiungono i collaboratori di Paolo Gentiloni, «è esclusa qualsiasi ipotesi di forzature, le opposizioni stiano tranquille: la proposta di suddivisione del territorio nazionale, basata sui collegi utilizzati per il Senato dal Mattarellum, verrà analizzata e votata dalle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato».

LA PROCEDURA
Il Rosatellum 2.0, all'articolo 3, assegna una delega al governo - che a sua volta si avvale appunto della Commissione tecnica - per disegnare i collegi uninominali e quelli plurinominali per la parte proporzionale. Per entrambi, la nuova legge elettorale indica dei criteri. E prevede che «la popolazione di ciascun collegio può scostarsi dalla media della popolazione della circoscrizione elettorale di non oltre il 20 per cento in eccesso o in difetto». Per una corretta analisi della mappatura fornita dalla commissione Alleva, il Consiglio dei ministri aveva perciò bisogno del numero degli abitanti di ogni collegio uninominale e plurinominale di Camera e Senato. Ma l'allegato con i dati Istat relativo agli abitanti non era ancora predisposto. E Pd e Ap hanno chiesto qualche ora in più per studiarsi la proposta. Da qui la decisione di rinviare a oggi, o più probabilmente a domani, il varo del decreto.

Della questione hanno cominciato già a discutere alcuni ministri. Dopo la conclusione della riunione del governo, si sono fermati a parlarne il responsabile degli Interni, Marco Minniti, Anna Finocchiaro (Rapporti con il Parlamento), Dario Franceschini (Cultura), Andrea Orlando (Giustizia), Angelino Alfano (Esteri), Luca Lotti (Sport). La conversazione sarebbe stata l'occasione per un primo esame dei criteri di accorpamento: lo schema generale rispecchia, come si diceva, quello del Mattarellum. Ma alla luce dei dati dell'ultimo censimento ci sono alcune variazioni. Ad esempio in Lombardia e Sicilia, con la prima Regione che acquisterebbe due collegi e la seconda che ne perderebbe altrettanti. Un danno per Alfano che nell'Isola è più forte che in Lombardia.

I SOSPETTI
La scelta, insomma, non è neutra. Stringere o allargare i confini di un collegio può aiutare un partito e svantaggiarne un altro. Tant'è, che il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, avverte: «Mi auguro di avere contezza quanto prima della suddivisione dei collegi e che siano fatti in modo rappresentativo del Paese, ormai cambiato rispetto al 93», quando fu varato il Mattarellum. Con il fucile puntato i Cinquestelle: «Il governo sta disegnando i collegi su misura per i partiti che hanno voluto il Rosatellum. Nonostante lo stiano facendo in qualche scantinato, non riescono a spartirsi il Paese perché litigano su ogni cosa».
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