Comunali, il Pd: «Ora allargare»

Comunali, il Pd: «Ora allargare»
di Nino Bertoloni Meli
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Lunedì 12 Giugno 2017, 07:52
Parola d'ordine: allargare. È questo il leit motiv che adesso circola al Nazareno, sede del Pd, dopo i primi risultati del turno amministrativo. Allargare al centro e anche a sinistra, visto che il centrodestra non solo non è morto, ma sembra risorto e destinato a essere il vero competitor del Pd alle elezioni politiche, quando saranno. Non è un caso che Matteo Renzi già nei giorni scorsi sia tornato a interloquire con Giuliano Pisapia («confrontiamoci», l'apertura renziana; «allora facciamo le primarie», la replica a mo' di sfida dell'ex sindaco di Milano).

DIBATTITO
«Per rifare il centrosinistra non bastano aperture ad personam», ha bacchettato Andrea Orlando, mentre un altro esponente sempre critico con il leader, Gianni Cuperlo, ha definito «confuso» Renzi e ha annunciato che farà lui con alcuni parlamentari incontri ad personam con Pisapia. L'ex sindaco di Milano come crocevia delle future strategie politiche riguardanti il Pd e il futuro o futuribile centrosinistra. Dice uno della nuova segreteria dem: «Ma come facciamo a ripresentarci in giro con quelli che se ne sono appena andati, con i Bersani e i D'Alema? Andiamo a dire che è stata fatta una scissione sulla data delle primarie per la leadership del Pd e ora la riconciliazione sulla data delle primarie di coalizione?». Altri, come Richetti, Ermini, Morani sottolineano che «quelli di Mdp lo hanno detto e ripetuto chiaro e tondo, non vogliono stare in una alleanza dove c'è Renzi leader».

Primarie tra Renzi e Pisapia? «Già, e se poi vince Matteo, D'Alema e Bersani che fanno, ci stanno o se ne vanno?», la domanda sospettosa di Angelo Rughetti. Sulla scia, qualcun altro avanza un sospetto che sa di trappola: «D'Alema è uscito dal Pd quando ha capito che non poteva vincere le primarie, ma adesso farebbe un'Opa ostile dall'esterno, mettendo insieme il suo nuovo partitino, Orlando, Emiliano, Letta, Bindi e cercando di competere schierando Pisapia in nuove primarie». Sospetti, paure, calcoli, tattiche. La linea renziana al momento appare quella tesa all'apertura, con il sottinteso: meglio avere Pisapia con il Pd che contro. Di aprire consiglia anche Beppe Fioroni, «vince chi allarga», il suo motto, «l'importante è che non sia un algoritmo da legge elettorale di convenienza, ma una proposta da riempire con valori e progetti». Le aperture di Renzi, tutto sommato, hanno provocato più problemi a sinistra che nel Pd. «Attento Giuliano, quelle di Renzi sono polpette avvelenate», il monito dei bersaniani. Mentre nella sinistra più a sinistra della sinistra, la mossa pisapiesca di accedere a primarie è considerata alla stregua di un tradimento, un modo come un altro di interloquire con Renzi e il renzismo, anziché di starsene alla larga, di superarlo, di operare, come si usa dire, in discontinuità.

REAZIONI
«Non c'è nessun centrosinistra da ricostruire, solo una sinistra da rifare», avverte Nicola Fratoianni, leader di Si, che non usa la parola rifondare per ovvi motivi, non solo scaramantici. Una sinistra, comunque, che in parecchie città al voto si è presentata oltre che con Mdp, anche assieme ai Civati e ai rifondaroli dai quali pure si era tempo fa scissa. Pisapia, in sostanza, è già di fatto isolato dagli stessi che dovrebbero sostenerlo, tutta una certa sinistra non vi si riconosce e non lo riconosce, gli imputano ancora di aver votato sì al referendum e di considerare il Pd renziano un interlocutore anziché un nemico. E in queste primarie al momento solo virtuali Beppe Sala, il successore di Pisapia a Milano, ha già annunciato che voterebbe Renzi.

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