Consip, faro del Csm sulle deleghe antimafia al Noe

Henry John Woodcock (Ansa)
di Valentina Errante
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Lunedì 18 Settembre 2017, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 11:28

Una voce a favore l'altra contro. Le audizioni di oggi in prima commissione al Csm, che dovrà decidere sull'ipotesi trasferimento per il pm di Napoli Henry John Woodocock, rispecchieranno perfettamente quel dualismo interno alla procura partenopea che ha portato Palazzo dei Marescialli ad aprire un'istruttoria nei confronti del magistrato.

Il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, capo della Dda di Napoli, difenderà il suo sostituto finito sotto accusa, l'altro aggiunto, Alfonso D'Avino, che coordina il pool di magistrati che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione, ribadirà che, senza averne le competenze, Woodcock ha tenuto per sé fascicoli, senza trasmetterli al suo gruppo, come l'organizzazione dell'ufficio avrebbe invece previsto. L'ultimo episodio riguarda proprio l'inchiesta Consip. Ma i nodi sono anche altri e oggi ai due aggiunti sarà chiesto di chiarire perché sia stata conferita delega al Noe, Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, specializzato in reati ambientali, in molte inchieste di camorra o di pubblica amministrazione.

E ancora, la vera tegola: dovrà essere spiegata la mancata comunicazione al procuratore facente funzioni Nunzio Fragliasso e al Csm dell'iscrizione di un magistrato sul registro degli indagati, obbligo previsto anche da una circolare dello stesso Palazzo dei Marescialli. Quanto alla pubblicazione della famosa conversazione tra il generale della Finanza e Matteo Renzi sui giornali, sarà lo stesso Borrelli a ricordare che la vicenda è stata già oggetto di indagine e che la posizione di quattro militari del Noe, responsabili del deposito al Riesame dell'informativa finita anche a Modena, è stata archiviata.

IL PUNTO
Per quanto rientri nella facoltà dei pubblici ministeri, la delega delle indagini su camorra e corruzione al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, sembra anomala. Una questione che oggi, con ogni probabilità, sarà sollevata dai componenti della prima commissione durante l'audizione di Borrelli. La circostanza, che è stata spesso oggetto di polemiche, per la prima volta viene affrontata in una sede istituzionale.

L'ISCRIZIONE DEL MAGISTRATO
Ma il vizio formale non sindacabile che pesa sul sostituto della Dda finito sotto accusa, riguarda le modalità con cui è stata indagata Rosita D'Angiolella, oggi giudice al tribunale di Milano, ma all'epoca capo dell'ufficio legislativo del ministero dell'Istruzione. Intercettata mentre parla con l'imprenditore Alfredo Romeo, suo amico, è stata accusata di millantato credito. Una circolare del Csm prevede che si debba dare tempestiva informazione all'organo di autogoverno nel caso in cui un magistrato venga iscritto come indagato. È stato proprio questo episodio a far partire la nota del procuratore generale di Napoli Luigi Riello, che come pg esercita la vigilanza su tutti i magistrati del distretto. Il documento conteneva anche i rilievi del procuratore facente funzioni Fragliasso. Un fatto sul quale Woodcock ha già fornito la sua versione, ossia l'avere informato verbalmente il procuratore Nunzio Colangelo prima che andasse in pensione.

LA FUGA DI NOTIZIE
Poi c'è la fuga di notizie sulla conversazione del 2014 tra Matteo Renzi e il generale Michele Adinolfi, in cui l'aspirante premier definisce «non capace» Enrico Letta, all'epoca presidente del consiglio. Ma è probabile che oggi a chiarire cosa sia accaduto, scagionando il suo sostituto, sia proprio Borrelli. Perché un'indagine della procura di Napoli aveva accertato che l'omissis, previsto dalla Dda per quella conversazione, era avvenuto ad opera della cancelleria e per errore il colloquio, poi finito sui giornali, era stato depositato al Riesame in un altro procedimento. Così la posizione di quattro carabinieri del Noe, inizialmente indagati, è finita in archivio. Tra i nodi da sciogliere anche quello dell'intervista pubblicata da Repubblica all'indomani delle indagini della procura di Roma sul capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, accusato di avere manipolato l'informativa su papà Renzi.

Gli accertamenti della Prima Commissione, guidata dal laico del Pd Giuseppe Fanfani, potrebbero comunque andare oltre le singole contestazioni. A giugno, infatti, il Comitato di presidenza ha affidato alla commissione un mandato pieno, per questo potrà affrontare anche altri episodi legati all'inchiesta che rientrino nelle competenze del Csm.

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