Al via le neo-feste di partito nel segno della competition

Boschi e Pisapia (Ansa)
di Mario Ajello
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Lunedì 14 Agosto 2017, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 20:30
Il giorno del grande derby sarà il 24 settembre. Contemporaneamente, uno a Imola e l'altro a Rimini, neanche tanto distanti tra loro, Matteo Renzi chiuderà la festa nazionale dell'Unità e Beppe Grillo concluderà quella dei 5 stelle annunciando il nome del candidato premier. E anche Sinistra Italia, proprio negli stessi giorni (20-24) festeggerà se stessa a Reggio Emilia, per non dire dello sforzo organizzativo dei bersaniani e dei dalemiani di Mdp, che vogliono rivaleggiare con i dem dimostrando che - pur in assenza dell'Unità - a loro e non all'usurpatore Matteo appartiene lo spirito delle feste dell'Unità.

Quello che Alberto Moravia così sintetizzava al tempo del Pci: «Questi momenti così importanti hanno il vantaggio di combinare in sé tre idee base: quella della festa cattolica, della festa del Soviet e del mercato». Cioè degli stand e delle grandi mangiate, anche se adesso Pd e Mdp si litigano i volontari delle cucine. E le salamelle costeranno di più alla kermesse del Pd o quelle di Mdp che sono già cominciate da luglio e vogliono superare quota 100? E la pasta e fagioli sarà a prezzo popolare da una parte e a prezzo proletario dall'altra?

LA SOLFA
Di sicuro, questo agosto-settembre delle feste non sarà all'insegna della solita solfa: tante chiacchiere post-balneari, salamelecchi tra avversari (io invito te, tu inviti me) e finto volemose bene tanto d'estate non costa nulla andare d'accordo. E' sempre stato così, ma stavolta no. Le feste di partito segnano ora l'inizio ufficiale della campagna elettorale per il voto a marzo o ad aprile prossimo. Dunque più che feste saranno fortini, prove muscolari, luoghi dove ognuno vorrà esibire la propria forza e la sua pericolosità in faccia agli avversari. Prima dell'inizio delle kermesse degli altri, infatti, Matteo Salvini a Pontida nei prossimi giorni dovrebbe annunciare il cambio del nome al suo partito senza più la limitativa dicitura di Lega Nord - forse Lega dei Popoli, ma più probabilmente Lega Italia - e l'obiettivo naturalmente è quello di togliere elettori a Forza Italia (che quest'anno come ogni altro non fa festa, ma si attende da parte di Silvio una nuova svolta del predellino).

La modalità 2.0 di questi appuntamenti deriva dal fatto che ormai anch'essi vivono al tempo del proporzionale di ritorno. Non servono a rinsaldare i rapporti tra alleati o possibili alleati - e infatti Pisapia dovrà tenersi alla larga dalle feste dell'Unità dopo la baraonda suscitata dal suo abbraccio a Maria Elena Boschi nella cucina della festa milanese del Pd - o a dimostrare, come all'epoca del maggioritario, che tra nemici ci si poteva parlare. E basti citare il caso di Fini alla festa dell'Unità nel 1995 e di Veltroni alla festa dei giovani di An nel 2007, e lì non ci fu un cane - come invece è accaduto giorni fa alla festa dell'Unità di Brescia - a dargli un morso al polpaccio.

FALCE &TORTELLO
Il trend è che ognuno parla con i suoi, anche se un programmone come quello della festa nazionale Pd - ancora da stilare - dovrà prevedere qualche contributo esterno. Fanno tutto in casa, invece quelli di Mdp nelle giornatone di partito in Puglia - a Buti, 1-3 settembre - con D'Alema, Enrico Rossi, D'Attorre più Civati. Comunque più di un centinaio le date dei bersaniani in festa, anche se il Pd - anche grazie al capo dell'organizzazione, l'infaticabile Andrea Rossi - calcolano intorno a 300 le feste piccole e medie, più un migliaio di altri appuntamenti più piccoli, magari di un solo giorno.

Non poco, nel tempo della (relativa) disaffezione politica, anche se negli anni 70 e 80 superavano quota 5000, secondo la storica Anna Tonelli, nel libro «Falce e tortello». Le divisioni pesano, ovviamente. E prevedono anche scippi tra ex compagni. A Fiano Romano, per esempio, il sindaco Ottorino Ferilli - cugino dell'attrice Sabrina - ha lasciato il Pd e si è portato appresso la festa dell'Unità, ribattezzandola Festa della buona politica, che si svolgerà nel paesino laziale dall'8 al 10 settembre. E vale per la sinistra e anche fuori dalla sinistra, stavolta non si festeggia in pace ma quasi in guerra.
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