Passarelli: «La legge è troppo vecchia e va cambiata, da vietare le astensioni alle piccole sigle»

Passarelli: «La legge è troppo vecchia e va cambiata, da vietare le astensioni alle piccole sigle»
di Andrea Bassi
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Sabato 17 Giugno 2017, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 09:51
Un altro venerdì nero per i pendolari. Professor Giuseppe Santoro Passarelli, lei è presidente dell'Authority di garanzia per gli scioperi, forse ci può spiegare perché le proteste sono sempre nel week end?
«È una domanda che ha già una risposta. Ma andiamo con ordine».

Da dove cominciamo, allora?
«Innanzitutto le devo dire, purtroppo, che questo sciopero che è stato proclamato è legittimo, nel senso che osserva le regole che noi controlliamo».

Non è una consolazione per i pendolari.
«Certo, ma il vero problema è un altro».

Quale?
«C'è una moltiplicazione degli scioperi che deriva dalla frammentazione sindacale. Vuol dire che ci sono troppi sindacati che hanno scarsa rappresentatività, che però sono liberi di proclamare scioperi. A volte lo fanno non per difendere gli interessi dei lavoratori, ma per legittimare sé stessi».

Come se ne esce?
«Serve un intervento del legislatore».

Il ministro Graziano Delrio lo aveva promesso. Ieri Matteo Renzi si è rammaricato che il suo governo non è riuscito a farlo.
«Oggi l'intervento si giustificherebbe. Il primo intervento in materia di scioperi c'è stato nel 1990, a quarantadue anni dalla Costituzione. Poi ci sono voluti altri dieci anni, e siamo al 2000, per dare alcuni necessari poteri alla Commissione di garanzia. Ora serve un altro tassello, un restyling che consenta soltanto ai sindacati che hanno una certa consistenza numerica di proclamare lo sciopero».

Ogni tentativo di legge sulla rappresentanza si arena sul metro da utilizzare per misurare questa consistenza numerica.
«È ovvio che questo non è un provvedimento facile. Ma è una priorità. Se non si arriva ad una legge gli scioperi si moltiplicheranno e chi ne farà le spese saranno gli utenti, e soprattutto quelli più deboli. Le classi più abbienti, come nel caso dello sciopero del trasporto pubblico locale, possono usare mezzi alternativi come i taxi. Ripeto, tutti gli scioperi che saranno proclamati saranno allo stato del diritto vigente legittimi».

Quindi si potrà continuare a scioperare con motivazioni come quelle di ieri, per difendere lo stesso diritto allo sciopero o contro privatizzazioni allo stato dei fatti inesistenti?
«Certo. Le motivazioni non sono sindacabili».

Ma davvero la sua Autorità non ha alcun potere?
«L'unico strumento è la precettazione, ma non è un nostro potere. Lo deve fare il prefetto o il ministro. È un atto estremo. La legge dice che deve sussistere un pericolo grave e imminente. Ma comunque, a mio avviso, il problema non si risolve con la precettazione. Si risolve a monte, riducendo i soggetti che possono proclamare uno sciopero. Del resto la precettazione non c'è stata nemmeno per i tassisti, e lì forse un pericolo grave ed imminente c'era perché non hanno rispettato nessuna norma».

A proposito di quello sciopero, siete riusciti a sanzionare qualcuno?
«No. Abbiamo chiesto ai sindaci dei Comuni di darci l'elenco delle persone che quel giorno erano in turno e che non hanno fatto la loro prestazione».

Ebbene?
«Non abbiamo ricevuto risposta da nessun sindaco».
 
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