Pd, ultima offerta: congresso a dicembre. Ma la sinistra dice no

Pd, ultima offerta: congresso a dicembre. Ma la sinistra dice no
di Alberto Gentili
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Sabato 18 Febbraio 2017, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 11:27

ROMA «Fare slittare il congresso in autunno in cambio di un impegno a evitare la scissione? Io ci starei pure. Firmerei subito. Ma quello di Bersani è solo un bluff: la scissione la fanno adesso, in autunno o nel 2018. La fanno a prescindere e comunque. Anzi, ci sarebbe un modo per evitarla: dovrei offrirgli la mia testa su un piatto, dovrei ritirarmi. Ma una cosa è essere generoso, un'altra è suicidarmi». Matteo Renzi a sera, di fronte all'ennesimo pressing dell'ennesimo ministro e colonnello democrat, sbotta. «Quelli vogliono solo una cosa, il Pd senza Renzi, vogliono la mia morte politica. Ed è davvero troppo».

LE POSIZIONI
Eppure, a meno di 24 ore dall'Assemblea nazionale che domani potrebbe assistere alla scissione del Pd, è sputata un'ultima mediazione. A partorirla è stato un crocchio di ministri riunitosi a palazzo Chigi al termine della riunione del governo. Dario Franceschi, Graziano Delrio, Andrea Orlando, Maurizio Martina, Luca Lotti, Claudio De Vincenti, Roberta Pinotti si trovano a intonare la solita cantilena: «Bisogna fare di tutto per evitare la scissione», «qualche soluzione va trovata», «qui rischia di cadere tutto, governo compreso». E così via. Un pressing condito d'insofferenza, come ha svelato il fuorionda di Delrio in cui il ministro si lamenta perché «Renzi non ha fatto neppure una telefonata per evitare la scissione», che contagia tutti. Lotti compreso.

A questo punto salta fuori l'ultima mediazione. A partorirla sono Franceschini e Martina. Una mediazione che suona più o meno così: Renzi resta segretario, niente Assemblea domenica e niente congresso, elezioni politiche il 24 settembre in concomitanza con il voto in Germania e assise del Pd in novembre o dicembre. A scadenza naturale.
Un'idea che poco dopo verrà recapitata a Renzi. E il segretario, che incasserebbe il voto anticipato e avrebbe la sua legittimazione con le primarie di coalizione che dovrebbero essere celebrate prima delle elezioni, non dice di no. Anzi. Fa girare la proposta. L'iniziativa, a meno di sorprese dell'ultim'ora, ha però vita breve. La prima bastonata arriva da un colloquio tra Roberto Speranza con uno degli ambasciatori renziani. L'esponente della minoranza torna a chiedere il congresso in autunno e le elezioni nel 2018. Il suo interlocutore replica: «E se vi dicessimo di sì e poi Renzi vincesse comunque le primarie?». La replica di Speranza: «Ce ne andremmo». La seconda bastonata: Miguel Gotor torna a chiedere l'impegno per le elezioni nel 2018 .

Commento di Matteo Richetti, renziano doc: «L'unica opzione che la minoranza indica per restare è la decapitazione di Renzi, fatta da Renzi. Francamente è una richiesta impraticabile». Commento di un altro renziano di rango: «Lo schema è chiaro, vogliono il congresso a dicembre in modo di conservare la poltrona e lo stipendio da parlamentare fino al febbraio del 2018. Ma hanno già deciso che se ne andrebbero prima del congresso, avendo ottenuto nel frattempo la sconfitta del Pd alle elezioni amministrative di giugno e il logoramento di Renzi». Vero? Probabilmente sì.

I PALETTI
Eppure, per provare a disinnescare fino all'ultimo la scissione, è scattato anche il gioco delle deterrenze. Tipo: se ve ne andate, facciamo una legge elettorale con il premio di coalizione e voi non sarete invitati. Tanto a sinistra c'è già l'accordo con Pisapia. Oppure: la scissione porta alla crisi del governo e al precipitare verso le elezioni a giugno (cosa probabile). O ancora: andandovene consegnate il Paese a Beppe Grillo. C'è poi la storia del fuorionda di Delrio. La registrazione è avvenuta giovedì sera e proprio giovedì sera Renzi e Delrio si sono sentiti. E il segretario si era impegnato a fare l'intervista al Corsera in cui lanciare un appello all'unità. Di certo, quando il fuorionda è stato pubblicato sui siti, i due stavano insieme. Renzi non si sarebbe arrabbiato, ma avrebbe preso in giro Delrio: «Graziano, sei proprio un volpone. Ti confidi davanti a un microfono aperto».

I CONTATTI
Poi, per togliere armi alla minoranza, Renzi ha passato la giornata al telefono. Prima ha sentito Speranza e Rossi. Poi, dopo un salto a palazzo Vecchio a Firenze e una passeggiata in bici, il segretario ha chiamato Michele Emiliano. Il governatore pugliese ha proposto a Renzi lo slittamento del congresso in autunno. Garantendo, in cambio, che in questo caso non avrebbe sostenuto la scissione. Opzione gradita a Renzi, che così avrebbe uno sfidante di livello (ma battibile) alle primarie. Ma, raccontano, alla fine il segretario avrebbe lasciato in sospeso la risposta.