Un temporeggiare che, come sostiene il centrista Pino Pisicchio, ‘avvantaggia solo il M5S’ che i suoi consensi li pesca molto nella sfascio del Paese e delle istituzioni. Forza Italia, tramontata l’intesa a giugno sul sistema tedesco, comincia a non disdegnare l’attuale sistema che permette a Silvio Berlusconi non solo di avere certezze su chi sarà eletto grazie ai capilista bloccati, ma anche di potersi candidare - seppur legalmente incandidabile - nella virtuale corsa a palazzo Chigi.
Nel Pd si brancola nel buio mentre cominciano a venire meno alcune certezze. La prima è quella di riuscire a trovare comunque un accordo con il Campo Progressista di Giuliano Pisapia. La seconda verte sulla speranza che FI è Lega non riescano a trovare un’intesa. Pisapia sembra condizionare l’accordo con il Pd proprio alla legge elettorale e ad un sistema di coalizioni che permette a tutti di correre sotto le proprie bandiere, salvo ritrovarsi sotto il cartello del centrosinistra. Berlusconi e Salvini, malgrado la reciproca scarsa simpatia, hanno capito di avere possibilità seria di vittoria solo se uniscono le forze, anche in un listone se necessario, e veleggiano con cautela e qualche sospetto, verso questa prospettiva.
Nei prossimo giorni, magari a ridosso del voto siciliano, toccherà a Matteo Renzi fare la prima mossa prendendo atto che il M5S non intende essere della partita.
La strada per un eventuale accordo tra Pd e FI per una nuova legge elettorale non sarà comunque in discesa e dovrà fare i conti anche con le richieste che, specie al Senato, i singoli avanzeranno ai rispettivi leader.
Qualcosa comunque si muove ma é ancora troppo presto, o troppo tardi, per poter fare previsioni.
Marco Conti
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