M5S, polveriera comunali: rischi per i vertici M5S

M5S, polveriera comunali: rischi per i vertici M5S
di Stefania Piras
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Domenica 15 Gennaio 2017, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 13:36

Palermo e Genova, ecco le due grandi città che andranno al voto dove il M5S sta facendo di tutto per dividersi. Nella città di Beppe Grillo le comunarie sono ancora in alto mare. Fallito il piano di votare in assemblea un candidato unitario, il sogno nel cassetto era trovare una Chiara Appendino per alzata di mano, a ottobre Grillo ha rimandato a una futura, ad oggi non ancora fissata, selezione online.

LA LITE
Paolo Putti, il capogruppo M5S in Comune, ha detto già che non si ricandiderà e ha mosso critiche durissime ai piani alti, Grillo e Casaleggio perché «questo non è più il mio Movimento», fino a quelli più bassi e nel mirino è finita la sua arci nemica, la consigliera regionale Alice Salvatore, considerata una fedelissima del comico genovese e perciò intoccabile.

Lei ha risposto silurandolo con le stesse parole di Luigi Di Maio contro i transfughi europei: «Se vieni eletto con il M5S e scopri di non essere più d'accordo con la sua linea, ti dimetti». Salvatore è nella bufera per aver organizzato una riunione con una sessantina di attivisti dove a prendere la parola per primo è stato Luca Pirondini, professore d'orchestra al Carlo Felice e vicinissimo alla Salvatore che così ha steso un bel tappeto rosso alla sua candidatura che, guarda caso, non era emersa a ottobre.

LE CORDATE
Il collega regionale Francesco Battistini l'ha definita una riunione carbonara e si chiede che fine abbiano fatto i meetup, le assemblee locali che dovrebbero essere le uniche a governare il processo di scelta dei candidati. Battistini ha accusato Salvatore di essersi allargata un po' troppo: «Abbiamo sempre avuto un regolamento che, da portavoce eletti, ci diceva di non occuparci dei candidati, o meglio, di non occuparci della loro sponsorizzazione».

A Palermo potrebbe non esserci una lista del M5S perché negli ultimi giorni c'è stato un improvviso fuggi fuggi di candidati. Nove in tutto. Erano già stati votati online. Due, sebbene avessero già deciso di farsi da parte, hanno comunque partecipato al botta e risposta pubblico, la graticola, che serve agli attivisti per capire chi è il più meritevole. E il sospetto è che chi ha rinunciato possa influenzare la votazione di domani, quando ci sarà lo spareggio finale tra Forello e Gelarda. «Una presa in giro», secondo il deputato M5S sospeso Riccardo Nuti. Ora però sono a rischio le quote rosa e quindi la partecipazione alle elezioni.

La deputata Chiara Di Benedetto, e con lei stanno Riccardo Nuti e Giulia Di Vita, i sospesi per l'indagine sulle firme false, ha bocciato la gestione delle comunarie da parte dei regionali e ha giudicato gravissima la possibilità di «richiedere a Casaleggio e a Beppe Grillo una deroga per inserire in lista delle candidate dell'ultimo minuto, delle riempi-lista». «Non intendo prendere lezioni di etica da chi, davanti un magistrato si è avvalso della facoltà di non rispondere», risponde così il candidato consigliere Danilo Maniscalco alle accuse di Nuti.

Mentre un altro, Vincenzo Francomano, vicino al candidato sindaco Ugo Forello, fondatore di Addio Pizzo e già additato da Nuti e gli altri come l'architetto della confessione di Claudia La Rocca, dice: «Non comprendo su che base il deputato Nuti, fra l'altro sospeso, si senta in diritto di fare delle dichiarazioni così gravi». «Sembrano - scrive Claudia La Rocca, la deputata regionale che ha fatto le ammissioni sulle firme false davanti al pm - dei bambini che sbattono i piedi a terra».

LA GUERRA
La guerra in corso in Sicilia vede da una parte il gruppo regionale capitanato da Giancarlo Cancelleri, pragmatico, vicino a Di Maio e prossimo candidato presidente della Regione. E dall'altra i monaci, i seguaci di Riccardo Nuti azzoppato dall'inchiesta ma ancora molto ascoltato dall'ala ortodossa del M5S al punto da potersi permettere d'invocare come arbitro Roberto Fico, espressione del purismo pentastellato ed ex responsabile dei meetup nel defunto direttorio.