La scelta del Litoral​e/ La politica al lumicino senza tracce di risalita

di Marco Gervasoni
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Lunedì 20 Novembre 2017, 00:41
Hanno votato in pochissimi, ma quei pochi si sono espressi chiaramente. La candidata dei 5 Stelle, Giuliana Di Pillo, ha vinto con un ampio margine il ballottaggio contro quella del centrodestra, Monica Picca. Il soccorso rosso di Mdp, mobilitatosi per impedire «la vittoria della destra», e forse anche qualche elettore del Pd, hanno contribuito a questo risultato. Un premio a chi già amministra Roma, il Movimento 5 Stelle, incapaci però di raccogliere gli stessi consensi dello scorso anno, segno che l’effetto Raggi è già svanito anche sul litorale senza trasformarsi (per ora) in un effetto respingimento. 

Sull’altro campo non c’è stato il tanto temuto peso di CasaPound, che avrebbe potuto far riversare i propri voti su Picca: niente alleanza nascosta del centrodestra con gli estremisti, che al primo avrebbe fatto più danni che altro. Per il resto si chiude mestamente una pessima campagna elettorale, giocata attorno alla testata di Spada, soprattutto dai 5 Stelle e dal Pd, come se Ostia fosse un avamposto nella lotta alla mafia e al fascismo e come se tutti i suoi problemi si potessero risolvere con lo slogan «onestà onestà», rispolverando persino parole d’ordine resistenziali. E come se buona parte degli abitanti della circoscrizione fossero legati alle cosche criminali. E magari affascinati da CasaPound e da un improbabile «fascismo del XXI secolo».

Non è ovviamente così, anche se questa narrazione può essere parsa pagante dal punto di vista elettorale. Per questo l’astensionismo assume, in questo caso, una valenza diversa da quella di un fenomeno storicamente fisiologico; è il segnale del fallimento della politica e del rigetto nei confronti di un’offerta che non si è posta i minimi obiettivi di amministrazione del territorio; e ha parlato d’altro. Chi guiderà il municipio si accorgerà che i problemi sono ben diversi, e che altre chiavi di lettura richiederebbero, anche perché avrà in minima parte in mano gli strumenti per rimediare ai mali di Ostia. 

Come si diceva nella Francia del Settecento, «quanto rumore per una omelette», quanta enfasi, quanto cattiva retorica, quante parole degne di maggior causa per un’elezione secondaria. Se è stato giusto puntare i fari su Ostia, di cui nessuno fino a poco tempo fa si curava, è stato sicuramente un errore, soprattutto da parte di certi media, trasformarla in una metafora dell’Italia. Con il risultato di cadere nel consueto autolesionismo: giornali e televisioni straniere, in genere così poco attenti a noi, si sono infatti precipitati sul litorale per diffondere la solita immagine stereotipata del nostro Paese che, soprattutto per gli anglosassoni, alla fine ruota attorno a mafia più fascismo folcloristico più immagini da cinema neo-realista (e ottima cucina). 

Sembra scontato, ma non lo è, ricordare alcuni fatti: 1) Ostia come popolazione farebbe la dodicesima città italiana, ma non è un Comune, è parte di Roma, e si è eletto un mini- sindaco, dai poteri quasi inesistenti. 2) CasaPound non prenderà alle elezioni nazionali il 9%, e l’Italia non è in preda a un ritorno del fascismo. 3) A Ostia si sono confrontati 5 Stelle e centrodestra (a prevalenza meloniana) ma non è un anticipazione del confronto nazionale, dove il dominus del secondo campo sarà Berlusconi e il Pd non crollerà al 13%. Di conseguenza la vittoria dei 5 Stelle oggi non fungerà da alcun traino, come non lo avrebbero fatto neppure se avessero svettato in Sicilia. 

Perciò che una parte dei voti del Pd si sia rivolta ieri verso i 5 Stelle ci dice poco o nulla, perché alle politiche non ci sarà alcun ballottaggio e tutti voteranno solo per il loro partito. Mentre un eventuale sostegno, dopo le elezioni, di Mdp, a un governo 5 Stelle sarebbe fragile cosa se si fondasse sullo striminzito dato del litorale. Di cosa ci parla allora Ostia? Ci rivela quanto negli ultimi anni sia stata mal amministrata Roma, da sindaci del Pd e del centro-destra, e di come una parte del ceto politico locale di quella stagione abbia stretto accordi con la criminalità organizzata. E ci dimostra quanto siano perniciose le soluzioni dell’assistenzialismo (municipale) che creano solo ghetti, corruzione e miseria: anche se tutti i candidati hanno chiesto di spendere di più. Tutti temi seri: per questo in molti hanno preferito nasconderli, mettendo in scena un brutto spettacolo intitolato «onestà» vs «mafia e fascismo».
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